Quando i santi e le sante sono invitati al museo
L’anno liturgico propone ai cristiani di rivivere l’intera storia della salvezza e della vita di Cristo nel corso di un anno. Un calendario dei santi segna anche le date delle feste delle sante e dei santi maggiori e venerati come tali con una particolare devozione da parte della Chiesa universale.
Questa consuetudine si è sviluppata tra i cristiani dopo i primi martiri per commemorare la loro morte, chiamata in latino dies natalis (« giorno di nascita »). Nelle Chiese d’Oriente, il calendario dei santi è chiamato menologio. Questo calendario comune a tutti può comunque coesistere con altri «santorali», propri di un paese, una regione o di una comunità religiosa specifica.
Ricca di una storia di oltre 800 anni e presente in una regione centrale per la fede cristiana, la Custodia di Terra Santa dispone di un proprio calendario approvato dalla Santa Sede nel 2014. Esso è segnato in particolare dalle grandi figure dell’Antico Testamento che hanno vissuto in Terra Santa. Esso onora anche i costruttori delle prime comunità, indissociabili da luoghi come Gerusalemme, Gerico, Betlemme o Emmaus.
Una delle missioni del Terra Sancta Museum è promuovere l’importanza storica della presenza cristiana in Terra Santa e l’universalità di Gerusalemme attraverso l’arte.
Le collezioni della Custodia di Terra Santa sono ricche di un patrimonio di grande diversità nelle sue rappresentazioni di queste sante e santi della regione. Una serie di articoli vi propone di scoprirle. Cominciamo questa esplorazione con i grandi profeti dell’Antico Testamento: San Mosè, Sant’Elia e San Geremia.
San Mosè il legislatore, celebrato il 4 settembre
Il liberatore degli Ebrei e trasmettitore delle leggi divine è rappresentato in questo affresco della basilica del Monte Tabor. Questa chiesa è stata costruita tra il 1919 e il 1924 dalla Custodia di Terra Santa sulla cima di questa montagna della Galilea. Il suo cantiere ha rivelato le rovine di una chiesa tardo-antica e di un edificio crociato.
L’affresco è situato in una cappella dove Mosè è onorato. È opera dell’artista Rodolfo Villani (1881 – 1941), artista italiano incaricato dall’architetto Antonio Barluzzi dell’iconografia della basilica.
Questa presenza del santo è dovuta alla sua menzione nel Nuovo Testamento durante l’episodio della Trasfigurazione. Gesù si reca sulla cima del Monte Tabor con i suoi discepoli Pietro, Giacomo e Giovanni e rivela loro la sua natura divina cambiando per un momento di aspetto corporeo. Questa Trasfigurazione avviene in presenza dei profeti Mosè ed Elia.
Vangelo secondo Matteo, 17:1-13: « Sei giorni dopo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse in disparte su un alto monte. Fu trasfigurato davanti a loro; il suo volto risplendette come il sole, e le sue vesti divennero bianche come la luce. Ed ecco, apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. »
È sempre questa Trasfigurazione che figura su questa splendida pianeta proveniente da un insieme inviato a Gerusalemme nel 1935 dal Commissariato di Terra Santa in Austria. Il profeta è riconoscibile con le tavole della legge ricevute sul monte Sinai. È rappresentato vicino al roveto ardente, forma con cui Dio si rivela a Mosè nel libro dell’Esodo.
Questa creazione è il frutto del lavoro della Congregazione delle Suore del Povero Bambino Gesù a Vienna, destinata specificamente alla basilica del Monte Tabor. Riprende le illustrazioni in stile Art Nouveau realizzate da Rodolfo Villani per i mosaici della basilica.
Sant’Elia l’araldo del monoteismo, celebrato il 20 luglio
Animata da una volontà di preservazione e esposizione del suo patrimonio storico, la Custodia di Terra Santa è anche attenta alla creazione contemporanea. Questa pittura a olio realizzata nel 1998 dal pittore spagnolo Antonio Peris Carbonell ne è una testimonianza eloquente. Appartiene a un insieme di otto quadri che adornano gli uffici del Terra Sancta Museum – Arte e Storia a Gerusalemme. Un museo Peris Carbonell ha aperto le porte a Palma di Maiorca nel 2012 ed espone le sue opere più importanti.
Detto “il Tishbita” in riferimento alla sua città di origine Tishbé, Elia è un profeta maggiore dell’Antico Testamento che esercita il suo ministero sotto il regno in Israele dei re Acab e Gezabele nel 9° secolo a.C. È un fervente difensore della fede nel Dio unico in un periodo segnato dalla proliferazione di culti idolatri, in particolare quello del dio Baal. Gli sono attribuiti numerosi miracoli, tra cui quello rappresentato su questa tela.
Elia riunisce i figli di Israele al Carmelo per lanciare una sfida ai profeti di Baal. Due roghi sono allestiti, uno per ricevere un’offerta dei profeti e l’altro quella di Elia. I sostenitori di Baal invocano il loro dio per appiccare il fuoco senza successo mentre l’Eterno fa cadere il fuoco sul rogo di Elia, pur essendo imbevuto d’acqua. Tutto il popolo si pente di fronte a questo miracolo e riconosce l’Eterno come suo Dio unico.
Questo profeta occupa un posto maggiore nella fede cristiana dove è associato a Giovanni il Battista. Il battezzatore del Giordano è presentato nei vangeli come il compimento della profezia di Elia, tornato sulla terra per preparare la via del Signore. Appare anche accanto a Mosè durante l’episodio della Trasfigurazione di Gesù, anche dipinta da Antonio Peris Carbonell su questa tela appartenente alla stessa serie.
San Geremia il profeta delle lacrime, celebrato il 22 luglio
Questa icona russa datata XVIII secolo è tratta da un’iconostasi. Nelle chiese di rito bizantino, questa parete stabilisce una separazione tra il clero celebrante la divina liturgia e il resto dei partecipanti (coro, clero non celebrante e fedeli). Questa struttura è decorata da icone disposte in un ordine preciso. È un potente supporto visivo per la catechesi dei fedeli.
Quest’opera è una rappresentazione del profeta Geremia. Questo santo è nato intorno al 650 a.C., nel villaggio di Anatoth, circa 5 km a nord-est di Gerusalemme. Nel tredicesimo anno del regno di Giosia, re di Giuda (626 a.C.), riceve molto giovane la vocazione di profeta e inizia il suo ministero in uno dei momenti più tragici della storia di Israele: l’esilio, la distruzione del Tempio, la fine di Gerusalemme e di Giuda.
Scelto da Dio per proclamare la sua parola, è perseguitato da un popolo diventato sordo e disobbediente ai comandamenti. Geremia assisterà, impotente, alle conseguenze di questo rifiuto: tuttavia, anche alla fine della tragedia, Dio non abbandona il suo popolo e Geremia trasmetterà ancora il suo messaggio in esilio.
Accanto a questi grandi profeti dell’Antico Testamento, la Custodia di Terra Santa dà un posto eminente a grandi figure femminili la cui azione è stata indispensabile per l’edificazione del Cristianesimo. Le scoprirete prossimamente leggendo il secondo episodio di questa serie!