21 Febbraio 2021

Presentati i nuovi ritrovamenti archeologici al Getsemani

di BEATRICE GUARRERA

Un bagno rituale di 2000 anni fa e i resti di una chiesa del periodo bizantino (circa 1500 anni fa): sono alcuni dei più importanti ritrovamenti archeologici degli scavi condotti nella valle del Cedron, ai piedi della chiesa del Getsemani a Gerusalemme.


Nel corso dei lavori di costruzione di un tunnel sotterraneo per collegare la Basilica dell’Agonia alla valle sottostante, di proprietà dei francescani della Custodia di Terra Santa, erano stati rinvenuti diversi reperti che hanno portato l’Autorità delle antichità israeliane (Israeli Antiquities Authority) a intraprendere degli scavi archeologici per salvaguardare il sito. Con la direzione degli archeologi Amit Re’em e David Yeger e con la collaborazione dello Studium Biblicum Franciscanum, è stato possibile arrivare ad alcune importanti scoperte archeologiche, presentate lunedì 21 dicembre 2020 in una conferenza stampa a Gerusalemme sul sito stesso. Presenti i due archeologi israeliani, il Custode di Terra Santa Fr. Francesco Patton, l’archeologo Fr. Eugenio Alliata e il decano dello Studium Bilblicum Franciscanum Fr. Rosario Pierri.

Un ritrovamente molto importante è quello della Mikveh, bagno rituale purificatorio nella tradizione ebraica, dell’epoca del “Secondo Tempio” e cioè del tempo in cui visse Gesù.

“La scoperta del bagno rituale probabilmente conferma l’antico nome del luogo, Getsemani – ha spiegato l’archeologo Amit Re’em -. La maggior parte dei bagni rituali del periodo del Secondo Tempio sono stati trovati in case private ed edifici pubblici, ma alcuni sono stati scoperti vicino a installazioni agricole e tombe, nel qual caso il bagno rituale si trova all’aperto. La scoperta di questo bagno, non accompagnato da edifici, attesta probabilmente l’esistenza di un’industria agricola qui 2000 anni fa, forse produttrice di olio o vino. Le leggi ebraiche di purificazione obbligavano i lavoratori coinvolti nella produzione di olio e vino a fare dei bagni purificatori. La scoperta del bagno rituale può quindi suggerire l’origine dell’antico nome del luogo, Getsemani (Gat Shemanim, “frantoio”), un luogo dove si produceva olio ritualmente puro, vicino alla città”.

Il ritrovamento della Mikveh è una testimonianza importante del periodo in cui visse Gesù, dato che su quell’area gli unici reperti individuati della stessa epoca erano delle monete, rinvenute nel corso di lavori agricoli nel terreno del Getsemani. “Alcune monete erano anche di epoche precedenti a quella di Gesù e ce n’è una dell’epoca del governatore Ponzio Pilato”, ha spiegato l’archeologo Fr. Eugenio Alliata.

La Basilica dell’Agonia, costruita tra il 1919 e il 1924, sorge sul luogo in cui, secondo i Vangeli, Gesù si ritirò in preghiera prima della Passione e fu poi arrestato, dopo il tradimento di Giuda. Quando furono gettate le fondamenta dell’edificio, furono portati alla luce resti di chiese del periodo bizantino e crociato, ma solo gli scavi più recenti hanno rivelato i resti di una chiesa precedentemente sconosciuta che fu fondata alla fine del periodo bizantino (VI secolo d.C.) e continuò ad essere utilizzata durante il periodo omayyade (VIII secolo d.C.).

Costituita da un pavimento in pietra, la chiesa presentava un’abside semicircolare, pavimentato con un mosaico, decorato con fiori colorati lungo la bordatura. “Al centro doveva esserci un altare di cui non si sono trovate tracce. Successiva è poi un’iscrizione greca, visibile ancora oggi e databile al VII- VIII secolo d. C.”, ha spiegato Fr. Eugenio Alliata. Decifrata dalla dottoressa Leah Di Segni dell’Università ebraica di Gerusalemme e da Fr. Rosario Pierri dello Studium Biblicum Franciscanum, l’iscrizione è in memoria di una persona deceduta, con un riferimento al sacrificio di Abramo, di cui si parla nella Bibbia.

Accanto ai resti della chiesa bizantina, è possibile vedere ancora oggi la struttura di un grande ospizio per i pellegrini o monastero del periodo medioevale, fornito di sofisticati sistemi idrici e due grandi cisterne profonde sei o sette metri, adornate con croci. L’archeologo Amit Re’em ha raccontato che le croci sono state gravemente danneggiate da ignoti la notte successiva al ritrovamento delle cisterne: “Secondo rumors locali, un’antica leggenda parlava di un tesoro d’oro nascosto dietro alle croci. Stavano probabilmente cercando questo, coloro che le hanno distrutte”.

Diversi archeologi francescani in passato hanno condotto studi sull’area del Getsemani. Fr. Eugenio Alliata, nel suo intervento alla conferenza stampa di presentazione dei lavori, ha voluto ricordarne alcuni, come Padre Gaudenzio Orfali, autore di un volume sul Getsemani e morto prematuramente nel 1926, e Padre Virgilio Corbo, che in un suo scritto degli anni Sessanta illustrò i ritrovamenti a seguito della costruzione del muro di sostegno della strada.

“Il Getsemani è uno dei più importanti santuari in Terra Santa – ha ricordato il Custode di Terra Santa Fr. Francesco Patton -. Come ho avuto modo di ricordare recentemente questo è un luogo di preghiera, di violenza e di riconciliazione”. Lì Gesù si recava infatti per pregare, come milioni di pellegrini dopo di lui, ma lì Gesù venne anche tradito e arrestato. “È infine un luogo di riconciliazione, perché qui Gesù ha rifiutato di usare la violenza per reagire al suo arresto ingiusto. È un luogo di riconciliazione anche tra le nazioni che si erano combattute durante la Prima Guerra Mondiale e che hanno voluto contribuire all’edificazione della basilica moderna che proprio per questo si chiama: Basilica delle Nazioni”. (Leggi il discorso completo).

Il Custode di Terra Santa ha sottolineato poi l’importanza della collaborazione tra le diverse istituzioni coinvolte in questi scavi: “La collaborazione tra la Custodia, lo Studium Biblicum Franciscanum e le Israel Antiquities Authority non è una novità e ha già dato diversi frutti. Colgo l’occasione per ringraziare in modo particolare chi ha curato questo scavo Amit Re’em e David Yeger. Mi auguro che questa stessa collaborazione possa continuare fruttuosa anche per il futuro”

Articolo pubblicato su www.custodia.org

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