“Pochi musei al mondo possono vantare di possedere collezioni simili”
Pedro M. Escudero Díez è un restauratore. Originario di Valladolid (Spagna), ha generosamente messo le sue competenze e la sua professionalità a servizio del museo nel corso di questa estate. Condividiamo qui le sue impressioni sul museo e le sue collezioni alla vigilia della sua partenza.
Nato a Valladolid, dove ha iniziato i suoi primi studi in conservazione, Pedro si è laureato in Restauro e Conservazione di Opere d’Arte presso l’Università Cattolica del Portogallo, prima di specializzarsi all’Università Complutense di Madrid. Nel corso della sua giovane carriera, ha lavorato per la Diocesi e la Cattedrale di Valladolid, il Museo Nazionale di Scultura, il Múzeum Mesta Bratislavy e la Fondazione Edades del Hombre.
Pedro, cosa ti ha portato a Gerusalemme? Perché hai deciso di intraprendere questa avventura?
L’anno scorso sono venuto a Gerusalemme come turista per soli tre giorni ma non mi sono bastati. Volevo conoscere a fondo la città, le particolarità della Città Santa, condivise con altre religioni e chiese. Inoltre, seguivo sui social media il Terra Sancta Museum ed ero affascinato dalle sue collezioni, indi per cui a metà maggio, mentre pensavo a cosa fare durante l’estate, mi è venuto in mente che sarebbe stato interessante mettermi a disposizione del Terra Sancta Museum o della Custodia nel caso fossero stati interessati alle mie competenze professionali. In questo modo, avrei potuto approfittare dell’estate per vivere un’esperienza unica aiutando la Custodia, dando il mio piccolo contributo e potendo vivere da vicino la quotidianità di Gerusalemme. Certamente è stata un po’ una follia deciderlo così all’improvviso, soprattutto considerando la situazione della zona, ma non me ne pento.
Puoi parlarci del lavoro che hai svolto e del numero approssimativo di opere su cui hai potuto intervenire?
Il museo possiede un’interessante collezione di oreficeria che necessitava di interventi, e sono state principalmente le opere su cui ho lavorato: calici, custodi, vassoi, acetiere… La maggior parte delle opere sono donazioni fatte da papi e re alla Custodia di Terra Santa. Ma sono intervenuto anche su sculture, dipinti, armi e beni mobili. In totale, una quarantina di pezzi.
C’è ne una in particolare che ha catturato la tua attenzione? Quali sensazioni ti ha trasmesso?
Senza dubbio la spada di Goffredo di Buglione è stata una delle opere più speciali, anche se tutte le opere hanno una storia interessante. Anche le opere provenienti dalla Spagna, donate dai re, come il mio connazionale re Filippo II di Spagna, mi hanno dato una gioia particolare. Sono rimasto sorpreso dalla quantità di opere spagnole presenti nel Museo e in altri santuari della Custodia. Restaurare opere con un carico storico e simbolico così grande comporta sempre una grande responsabilità, ma anche una grande soddisfazione.
Qual è stata l’opera che ti ha posto davanti alla sfida più grande e perché?
In generale, quasi tutte le opere che dovevo restaurare presentavano le stesse alterazioni ed erano facili da trattare. L’opera che forse mi ha richiesto più tempo, non per la sua difficoltà ma per il lavoro minuzioso che richiedeva, è stata un ostensorio neogotico tedesco della metà del XIX secolo, che ho dovuto smontare completamente, con più di cento viti e dadi minuscoli.
Cosa pensi del progetto Terra Sancta Museum e cosa ti ha sorpreso di più dello stesso?
Ho potuto visitare la sezione archeologica del TSM che si trova nel convento della Flagellazione trovandola molto interessante, in particolare per la sua museografia moderna e rispettosa della collezione, progettata in modo molto appropriato. Questo museo mi sembra essenziale per comprendere il ruolo del cristianesimo in Terra Santa, essendo un complemento agli altri musei già esistenti in città, completa la visione delle religioni, esistendo già i musei d’arte ebraica e islamica. Sotto questa prospettiva, la nuova sezione storica del TSM, il futuro Museo d’Arte e Storia, diventerà un’istituzione di riferimento grazie alla ricchezza della sua collezione, una tappa obbligatoria per gli esperti e per tutti quei pellegrini appassionati d’arte e di storia. La grande varietà e qualità delle opere qui custodite permetterà al visitatore di ammirare l’arte di tutta Europa, cosa che pochissimi musei al mondo possono vantare.
Durante questo periodo hai vissuto nel convento della Flagellazione. Com’è stata l’esperienza di convivere con i frati e risiedere nel cuore della città vecchia di Gerusalemme? Ha cambiato la tua percezione della Terra Santa?
Non posso essere più grato ai francescani per la loro accoglienza e il trattamento ricevuto. Senza dubbio, le mie aspettative sono state ampiamente superate. Condividere con i frati la vita comunitaria – preghiere, pasti… – mi ha permesso di conoscere meglio il loro lavoro qui, come custodi della Terra Santa, della storia e dei costumi della città. Vivere con i professori dello Studium Biblicum Franciscanum è stato affascinante, ho imparato molto da loro nel corso delle conversazioni che abbiamo avuto. Anche vivere nella città vecchia, nel quartiere musulmano, è stato un altro dei motivi per cui sono così grato, il poter vivere vicino al Santo Sepolcro, dove si trovava il Pretorio, tra strade piene di storia, nella quotidianità della città purtroppo vuota di pellegrini a causa della guerra. Da un lato, ho apprezzato molto la possibilità di recarmi al Santo Sepolcro e in altri santuari in modo molto intimo, ma sono consapevole che questa non è la “situazione normale” della Terra Santa e che molte persone stanno attraversando difficoltà poiché vivono grazie all’economia dei pellegrinaggi. La mia permanenza qui mi ha aiutato a conoscere molto meglio la storia, “collocando sulla mappa” molte scene bibliche, soprattutto del Vangelo, e a comprendere un po’ meglio e in prima persona la particolarità unica di questa città che segna chiunque la visiti.
C’è qualcosa che vorresti aggiungere per concludere ?
Vorrei ancora una volta esprimere la mia gratitudine alla Custodia, in particolare al team del Terra Sancta Museum e a Fra’ Stéphane suo responsabile. Riparto molto felice, impaziente di tornare, dopo aver vissuto esperienze indimenticabili che mi hanno segnato e convinto di aver ricevuto molto più di quanto abbia dato attraverso il mio lavoro. E incoraggio tutti gli amanti dell’arte e della storia a visitare il museo non appena aprirà le sue porte, perché non ne rimarranno delusi.