Le fonti storiche

Da Erode a Solimano il Magnifico, ai pellegrini di oggi

Per la creazione dell’installazione multimediale Via Dolorosa sono state selezionate le seguenti fonti:

Salmo 122,1-2.8-9

Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore».
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme! […]

Per i miei fratelli e i miei amici
io dirò: «Su di te sia pace!».
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene.

Gesù condannato alla morte di croce (30 AD)

(Vangelo di Luca 24,4-5)

Pilato disse ai capi dei sacerdoti e alla folla: «Non trovo in quest’uomo alcun motivo di condanna». Ma essi insistevano dicendo: «Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui».

(Vangelo di Luca 24,44-46)

Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò.

(Vangelo di Giovanni 19,5-6)

Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: «Ecco l’uomo!». Come lo videro, i capi dei sacerdoti e le guardie gridarono: «Crocifiggilo! Crocifiggilo!».

(Vangelo di Giovanni 19,16-18)

Allora lo consegnò loro perché fosse crocifisso. Essi presero Gesù ed egli, portando la croce, si avviò verso il luogo detto del Cranio, in ebraico Gòlgota, dove lo crocifissero e con lui altri due, uno da una parte e uno dall’altra, e Gesù in mezzo.

Conquista dell’Antonia e distruzione di Gerusalemme (70 dC)

(Giuseppe Flavio, La Guerra giudaica, V, 466-467 [11,4])

I romani, che avevano cominciato a innalzare i terrapieni il dodici del mese di Artemisio, a stento li terminarono il ventinove, dopo diciassette giorni d’ininterrotta fatica.  Si trattava infatti di quattro lavori immensi, di cui il primo, quello per l’Antonia, fu innalzato dalla legione quinta di contro al centro della cisterna chiamata “del passeretto” (in greco: Stroution), e il secondo fu innalzato dalla legione dodicesima a circa venti cubiti di distanza.

(Giuseppe Flavio, La Guerra giudaica, VII,1)

Quando l’esercito non ebbe più da uccidere e da saccheggiare, non essendoci nient’altro su cui sfogare il furore – e certamente nulla avrebbero risparmiato finché restava qualcosa da fare – Cesare diede l’ordine di radere al suolo l’intera città e il tempio lasciando solo le torri che superavano le altre in altezza, Fasael, Ippico e Mariamme, e il settore delle mura che cingeva la città a occidente.

L’imperatore Adriano e la costruzione di Elia Capitolina (135 dC)

(Epifanio di Salamina, De mensuris et ponderibus 14)

L’imperatore Adriano (durante il suo viaggio in Oriente, 128 d.C.) passò dunque attraverso la città di Antiochia, la Celesiria, la Fenicia, e arrivò in Palestina, detta anche Giudea, 47 anni dopo la distruzione di Gerusalemme.  L’imperatore Adriano trovò Gerusalemme completamente rasa al suolo e il tempio di Dio calpestato, ad eccezione di alcune poche case e della chiesa di Dio, che era piccola, dove i discepoli erano saliti nella sala superiore al loro ritorno dal monte degli Olivi, quando il Signore fu assunto in cielo. Infatti si trovava costruita in quella parte del Sion che era stata risparmiata dalla distruzione, cioè una parte delle case sparse qua e là sul Sion e sette sinagoghe che sole rimasero al Sion, come tuguri. Una di esse rimase come una capanna nella vigna come sta scritto, fino al tempo del vescovo Massimo (333-348 d.C.) e dell’imperatore Costantino (306-337 d.C.). In ogni caso, Adriano intese ricostruire la città, non il tempio. Poi incaricò Aquila, il traduttore sopra menzionato, che era pagano, come pagano era lo stesso Adriano, anzi Aquila era cognato dell’imperatore stesso ed originario di Sinope nel Ponto. Lo mise dunque a Gerusalemme in quella posizione di supervisore dei lavori di costruzione della città, dopo che ebbe dato alla città che stava per costruire il proprio nome con la designazione del titolo imperiale. E siccome il suo nome era Èlio Adriano, la città fu chiamata Èlia.

Lettera dell’Imperatore Costantino a Macario, vescovo di Gerusalemme (326 dC)

 (Eusebio, De vita Constantini 3, 30-31)

Costantino Vittorioso, Massimo, Augusto a Macario (vescovo di Gerusalemme) … Voglio dunque che tu sia persuaso di quanto penso sia a tutti noto, vale a dire che a me più di ogni altra cosa sta a cuore che orniamo con begli edifici quel sacro Luogo che io, per ordine di Dio, ho sgomberato da un ammasso idolatrico come da un peso sovrapposto, dato che esso fin da principio è divenuto santo per elezione divina ed è stato reso ancora più santo da quando (Dio) ha rivelato la fede nella Passione salvifica. Conviene dunque che la tua prudenza disponga e provveda tutto l’occorrente, in modo che non solo si faccia una basilica migliore di tutte le altre, ma che pure il resto sia tale che tutti i monumenti più belli di ogni città siano superati da questo edificio. E sappi che l’incarico di erigere e abbellire le mura (la costruzione) è stato da noi affidato al nostro amico Draciliano, vicegerente dei prefetti e governatore della Provincia.

Riconquista di Gerusalemme da parte di Eraclio nel 628

(Eutichio, Annali, XVIII, 7)

Quando Eraclio entrò in città e vide quanto i Persiani avevano distrutto e abbruciato, sentì dentro di sé una profonda tristezza. … Eraclio costituì patriarca di Gerusalemme il monaco Modesto, che era a capo del Monastero di Teodosio, e gli ordinò di recarsi con lui a Damasco dove gli diede una parte del denaro raccolto e i fondi della Palestina, in maniera che le chiese distrutte dai Persiani in Gerusalemme potessero essere ricostruite.

Lettera del Califfo Omar a Sofronio, Patriarca di Gerusalemme (638 dC)

(Eutichio di Alessandria, Gli annali, p. 335)

Sofronio, patriarca di Gerusalemme, si recò allora da ‘Umar ibn al-Khattab. ‘Urnar ibn al-Khattab gli accordò la sua protezione e scrisse loro una lettera che così recitava: “Nel nome di Dio, clemente e misericordioso. Da ‘Umar ibn al-Khattab agli abitanti della città di Aelia. E’ concessa loro sicurtà sulle loro persone, sui loro figli, sui loro beni e sulle loro chiese perché queste non vengano distrutte né siano ridotte a luoghi di abitazione”.

Yahia ibn Said, Annali, CSCO Ser III, t. VII, 195 (sec. XI)

Hakem scrisse in Siria a Baruch, che si trovava a Ramleh, perché demolisse la chiesa della Resurrezione di modo che di essa non restasse segno alcuno. … Si impadronirono di tutte le suppellettili che si trovavano nella chiesa e la distrussero completamente, lasciando solo qualcosa la cui distruzione era molto difficile. Distrussero anche il Calvario e la chiesa del santo Costantino e tutto quello che si trovava nei loro confini e tentarono di eliminare i sacri resti… Questa distruzione cominciò il martedì il quinto giorno prima della fine del mese di Saffar nell’anno 400 dell’Egira (anno 1009).

I crociati entrano in Gerusalemme (15 luglio 1099 dC)

(Fulcherio di Chartres, Historia Iherosolymitana, 27-29)

i Franchi entrarono con forza nella città il Venerdì, all’ora del pomeriggio in cui il Cristo aveva redento il mondo intero dalla sua croce. Al suono delle trombe e tutti accalorati, esclamavano “Con l’aiuto di Dio” e si spinsero all’interno della città dopo aver innalzato la bandiera sulle sue mura … Sacerdoti e laici andarono insieme al Sepolcro del Signore e al suo Tempio glorioso, cantando ad alta voce un nuovo canto di gioia al Signore e allegramente visitarono i Sacrosanti Luoghi tanto lungamente bramati.

(Gesta Francorum Iherusalem expugnantium, 32)

… Questi sono i luoghi che si venerano dai fedeli dentro la città, ma la flagellazione e la coronazione di Cristo, la derisione e tutte le ignominie che soffrì per noi, accaddero in luoghi che adesso non è facile riconoscere, specialmente per il fatto che la città fu tante volte rovinata e distrutta.

Le voci degli antichi e illustri pellegrini

(Egeria, Viaggio, XXXVI, 3)

Arrivati al Getsemani, si legge quel brano del Vangelo che tratta della cattura del Signore. Durante la lettura di questo brano, si sente un mormorio tale e lamenti da parte di tutto il popolo insieme a pianti, che quei gemiti di tutto il popolo potrebbero essere uditi fino alla città. E da quel momento si va a piedi alla città dicendo inni.

(Fra Ricoldo da Monte Croce, Itinerario, 1296)

Salendo poi … trovammo la casa di Erode e, lì vicino, la casa di Pilato dove vedemmo il Lithostrotos, il luogo dove il Signore fu giudicato … (e il luogo dove stava il popolo davanti al palazzo nel momento che Pilato uscì verso di loro. Salendo lungo la via per la quale salì Cristo portando la croce…)

(San Francesco d’Assisi)

Rapisca, ti prego, Signore, l’ardente e dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose
perché io muoia per amor tuo,
come tu moristi per amor dell’amor mio.

Versione in latino

Absorbeat, quaeso, Domine, mentem meam et cor meum
ignita et melliflua vis amoris Tui ab omnibus quae mundo sunt;
ut amoris Tui moriar,
qui pro amore amoris mei dignatus es mori

(Anonimo 1180, L’estat de la citez de Iherusalem, 8)

In fondo a quella strada vi è una porta in direzione del Tempio che si chiama Dolorosa. Da lì se ne uscì Nostro Signore Gesù Cristo quando fu condotto al Monte Calvario per essere crocifisso. Per questo motivo è chiamata Porta Dolorosa…

(Don Giuseppe Roncalli – futuro papa Giovanni XXIII, in Marco Adinolfi e Gian Battista Bruzzone, In Terra Santa con i papi, p. 92)

… e mi parve che nell’armonia soave delle anime nostre rispondesse da tutti i punti della basilica, già avvolta nelle ombre notturne, l’eco di tutte le anime che nel corso dei secoli qui son venute a pregare: anime di apostoli, di cavalieri, di santi.

(Benedetto XVI, in Benedetto XVI in Terra Santa)

Trovandoci in questo santo luogo e considerando quel meraviglioso evento (della resurrezione), come potremmo non sentirci “trafiggere il cuore”, alla maniera di coloro che per primi udirono la predicazione di Pietro nel giorno della Pentecoste?


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