Patrimonio e educazione: al Terra Sancta Museum prosegue il progetto a favore dei giovani palestinesi.
Nel marzo del 2016 veniva inaugurata la prima sezione del nuovo museo dei francescani a Gerusalemme, il Terra Sancta Museum (TSM). Pro Terra Sancta, la ong a supporto della Custodia di Terra Sancta, era stata incaricata di raccogliere fondi e gestire il progetto di riallestimento, ma ci è apparso subito evidente che uno progetto così importante andava condiviso. Così sono nati progetti per sviluppare un’offerta formativa per le scuole di Gerusalemme, di cui “A Community Living Museum for Palestinian Youth” è l’ultimo, da febbraio 2020. Abbiamo incontrato Sara Cibin, responsabile di questo progetto.
Sara, in poche righe, quali sono gli obiettivi e le finalità di questo
progetto e il suo legame con il TSM? A che punto è oggi?
Il progetto “A Community Living Museum for Palestinian Youth” è un progetto ambizioso che non vuole solo offrire dei programmi educativi nell’immediato, ma dare supporto al museo al fine di avviare un vero “dipartimento” per i servizi educativi che possa proseguire nel tempo. Gli elementi chiave del progetto sono lo sviluppo di una offerta in arabo per i giovani palestinesi, la creazione di un network con scuole, musei ed associazioni per rendere sempre più forte e sostenibile questo tipo di offerta, e la formazione di giovani professionisti locali per dare un futuro alle iniziative di educazione al patrimonio.
Grazie all’Unione Europea, il progetto è stato finanziato per 42 mesi, ma il nostro desiderio è che possa evolversi e continuare oltre questo limite. Ad oggi siamo alla conclusione del secondo anno e tiriamo le somme dovendo considerare il lungo periodo pandemico che ci ha toccato e che purtroppo è ancora in corso. Questo ha impedito la normale programmazione e, di conseguenza, anche il nostro progetto non ha avuto l’ampiezza di ricaduta sperata. Almeno fino ad oggi. L’ultimo conteggio di partecipanti alle nostre attività sfiora le 1000 unità.
Chi sono i principali beneficiari di questa iniziativa e come coinvolgete la comunità locale?
Le ricadute del progetto vanno indubbiamente a beneficio della comunità locale palestinese, a partire dai residenti della città vecchia, fino ai quartieri più periferici di Gerusalemme. Il cuore delle nostre iniziative al museo è quello di dare rilievo alle diverse anime del popolo palestinese, in particolare avvicinandoli al patrimonio della fede cristiana. Siamo convinti che i giovani debbano appropriarsi di questa storia per essere consapevoli della loro identità così sfaccettata e ricca di influenze. Per raggiungere il più possibile la comunità locale abbiamo contattato tutte le associazioni, istituti culturali, ong, musei e centri di aggregazione che sono presenti sul territorio. Davvero una apertura a 360°, resa possibile anche dal fatto che tutti hanno stima dei Francescani e sono disponibili a collaborare con fiducia.
Alcuni giovani studenti sono stati reclutati per essere formati con questo progetto. Perché era importante farlo anche come parte del progetto?
Abbiamo 5 giovani palestinesi che si affacciano al mondo delle professioni museali. Sono tutti laureati e con qualche esperienza lavorativa alle spalle o in corso, li abbiamo selezionati sulla base dei loro cv e di un colloquio motivazionale, ma soprattutto facendo scouting attraverso la nostra rete. Tramite professori universitari, esperti del mondo dell’arte, professionisti che conosciamo e con cui collaboriamo a vario titolo. Questa strategia si è dimostrata vincente, i ragazzi che stanno facendo questo cammino con noi sono di grande valore. Il percorso che abbiamo pensato per loro è molto pratico, con alcuni approfondimenti teorici, ma prevede soprattutto di mettersi in gioco sotto la guida e con l’aiuto di un esperto in attività educative. Inoltre, la direttrice dei Musei Vaticani, Barbara Jatta, membro del Comitato Scientifico del museo, ha offerto ai nostri ragazzi la possibilità di svolgere uno stage di 6 mesi presso di loro. Questa sarà per loro un’esperienza incredibile, per approfondire la loro conoscenza dei ruoli e delle funzioni di un museo, per confrontarsi con una realtà di livello internazionale e per iniziare a crearsi quella rete di contatti che sono fondamentali in questo ambito.
Per noi la loro presenza e l’investimento in formazione di giovani professionisti locali è un tratto fondamentale di tutti i progetti che portiamo avanti. Significa tramandare il sapere e la passione per quello che si fa, per garantire un futuro e la sostenibilità ai progetti.
Questo progetto termina nel 2023. Verrà qualcosa dopo che lo continua? Ci sarà un nuovo progetto?
Certamente, stiamo iniziando proprio ora a riflettere sui possibili sviluppi, su come far evolvere il progetto e su come migliorarlo. Abbiamo ancora moltissimo da fare e il valore della cultura è anche di non avere una data di scadenza, quindi siamo al lavoro per proporre nuove iniziative. D’altra parte, il TSM aspira ad avere un dipartimento stabile per le attività didattiche, perciò appena sarà possibile sostenerlo economicamente, tutto questo programma potrà integrarsi nelle attività ordinarie del museo.
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