9 Maggio 2022

Paramenti liturgici ricchi di significato

di AMANDINE PEYRAUD-MAMYS

Casula, piviale, dalmatica… È difficile orientarsi nel guardaroba dei celebranti! Alcune spiegazioni basate sulle collezioni del Terra Sancta Museum di Gerusalemme.


Coprire e rivelare. Questa è la missione delle vesti liturgiche cattoliche. Formando un insieme di pezzi legati da un materiale, un colore e un motivo comuni, questi paramenti sono destinati a vestire i celebranti durante le cerimonie religiose e a distinguere la loro funzione: vescovo, prete, diacono, suddiacono, ecc. Attraverso la cura data al loro ricamo e fabbricazione, a volte vicina alle arti decorative, abbelliscono la liturgia e incoraggiano i fedeli a rivolgersi verso la vera Bellezza, quella di Dio. Se oggi gli ornamenti liturgici tendono ad essere più semplici e meno sfarzosi, la Chiesa ha riconosciuto fin dal Concilio Vaticano II (1962) nella Sacrosanctum Concilium l’importanza dell’arte sacra come l’attività umana più atta ad avvicinarci alla perfezione di Dio.

Dal loro arrivo in Terra Santa nel XIII secolo, i francescani hanno dato un ruolo importante all’arte al servizio della liturgia. Come custodi dei Luoghi Santi, hanno ricevuto in dono ricchi oggetti liturgici e paramenti dalle corti europee fin dal Medioevo. Questa collezione unica di 900 paramenti liturgici sarà in parte esposta nella futura sezione storica del museo della Custodia di Terra Santa, il Terra Sancta Museum. In attesa che il museo apra, cominciamo a guardare l’origine della forma e del simbolismo dei paramenti liturgici.


Una forma originale greco-romana

La forma dei paramenti liturgici che conosciamo oggi si è evoluta notevolmente. Ha le sue origini principalmente nei paramenti greco-romani indossati dai civili nel primo secolo d.C. Durante l’Impero Romano, i sacerdoti indossavano gli stessi paramenti dei civili, ma cuciti con un materiale di qualità superiore. Con il tempo, le forme furono semplificate al massimo per una maggiore comodità, ma fu data più importanza al materiale e alla decorazione, che divennero più complesse, rendendo l’indumento a volte molto pesante.

©Nadim Asfour/CTS




La casula, il paramento caratteristico dei sacerdoti durante la messa, prende la forma della casula romana, un mantello ampio e largo, con un’apertura che lascia passare la testa. Più tardi, si trasformò in un indumento rettangolare nella parte posteriore e a forma di pera davanti, lasciando le braccia e le mani libere. La forma si è poi stabilizzata all’inizio del XX secolo.







Il piviale è indossato dal sacerdote o dal vescovo per le funzioni solenni, specialmente durante le processioni. La sua forma deriva dai grandi mantelli romani utilizzati per proteggersi dalla pioggia. Di forma semicircolare, avvolge il sacerdote fino ai piedi ed è attaccato al collo da una fibbia, detta fibula.

©Marie-Armelle Beaulieu/CTS



La dalmatica, il cui nome ricorda la sua origine dalmata, è l’abito diaconale per eccellenza dal IX secolo. Si tratta di una tunica con maniche larghe a forma di croce, introdotta nella liturgia nel IV secolo. Originariamente bianca, si è adattata gradualmente ai colori mutevoli dei paramenti liturgici.


Testimonianze dei primi paramenti indossati dai sacerdoti si trovano in alcuni mosaici del VI-VII secolo, in particolare a Ravenna, nel mosaico di Sant’Apollinare. A quel tempo, un prete poteva ancora essere scambiato per un civile romano. Con lo sviluppo del simbolismo religioso nel Medioevo, i paramenti liturgici presero un’identità cattolica unica. 




Un simbolismo medievale

Nel Medioevo, la Chiesa di Roma si affermò progressivamente come istituzione con l’aiuto delle leggi. Codificò e unificò i riti secondo il modello romano. Così, l’uso dei colori e dei materiali fu regolato per la fabbricazione dei paramenti liturgici. Fu intorno al XIII secolo che si svilupparono le prime fabbriche di paramenti e laboratori tessili. Oggi sappiamo che il convento francescano di San Salvatore a Gerusalemme aveva un laboratorio tessile per la fabbricazione di abiti francescani e il restauro dei paramenti liturgici.

A quel tempo, la Chiesa ha associato un significato simbolico ai paramenti liturgici. La casula simboleggia la carità, necessaria al sacerdote per celebrare l’Eucaristia.  La dalmatica viene associata alla benevolenza, all’innocenza e alla gioia.

La stola, una lunga sciarpa portata al collo da tutti gli officianti, ha uno status speciale poiché non è un indumento nel senso stretto della parola, ma un’insegna. È un accessorio che permette di marcare chiaramente la funzione del celebrante. La stola è un ricordo del pesante fardello posto sul clero e allo stesso tempo un simbolo della grazia di Cristo che lo accompagna. Il diacono porta la stola sulla spalla sinistra e la incrocia sul lato destro del corpo. Simboleggia la sua dedizione al servizio della Messa. Il sacerdote lo porta su entrambe le spalle ed è incrociato all’altezza del petto fino alla riforma liturgica del Vaticano II. Infine, il vescovo la lascia appesa al collo.


Materiali e decorazioni varie 

Anche i materiali utilizzati nella fabbricazione dei paramenti liturgici sono stati codificati. Tuttavia, le regole rimangono flessibili e il simbolismo più soggettivo. L’unico criterio sembra essere la dignità del materiale. Così, per molto tempo, la seta e la lana furono i materiali più utilizzati, a causa del loro carattere nobile e del loro basso costo. Le cose si sono complicate nel XIX secolo con lo sviluppo delle miscele di fibre e delle fibre artificiali. Diversi decreti sono stati firmati dalla Sacra Congregazione dei Riti. La lana fu vietata nel 1837 e l’uso della seta fu regolato dal 1882 per la produzione di casule. Oggi, molti paramenti sono fatti di materiali sintetici, che sono meno costosi e più convenienti.

La decorazione è certamente il campo più creativo perché è meno codificato. Ha un ruolo decorativo e strutturante, ma anche funzionale, ovvero quello di distinguere i diversi paramenti liturgici. Riflette anche la preoccupazione simbolica dei laboratori e il gusto dell’epoca. Ci sono molte forme di decorazione: a tessuto, con la pittura, il ricamo, ecc. Tuttavia, lo sfondo è generalmente costituito da passamanerie con trecce, cioè lunghe strisce ricamate in oro. La treccia serve a sottolineare la forma del vestito e a formare delle croci. Il ricamo è la tecnica decorativa più comune. Rappresentazioni di scene bibliche sui paramenti si trovano già nel Medioevo. Nel XVII secolo, il gusto era più per le composizioni floreali. Il ricamo scomparve gradualmente dall’abbigliamento nel XIX secolo a favore di ricchi tessuti policromi.

Lungi dal nascondere le apparenze, i paramenti liturgici rivelano la funzione dei celebranti e il loro ruolo nella liturgia. Apprezzabili nella loro forma, simbolismo e decorazione, segnano l’ingresso nel momento della celebrazione. Gli officianti assumono così il ruolo di intermediari tra i fedeli e Dio.


(traduzione dal francese a cura di Eleonora Musicco)


Charles-Gaffiot, Jacques, Trésor du Saint-Sépulcre, Paris, Cerf, 2020.
Chatard, Aurore, « Les ornements liturgiques au XIXe siècle : origine, fabrication et commercialisation, l’exemple du diocèse de Moulins (Allier) », In Situ [En ligne], 2009. url : http://www4.culture.fr/patrimoines/patrimoine_monumental_et_archeologique/insitu/pdf/chatard-1325.pdf
Migne, Jacques Paul, Origine et raison de la liturgie catholique, Paris, coll « Bibliothèque universelle du clergé », (1844), 1863.

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