16 Dicembre 2024

ll Terra Sancta Museum di Gerusalemme, un museo missionario

di ÉMILIE REY

Alla fine del 2024, i lavori strutturali del futuro Terra Sancta Museum – Art & History si concludono a Gerusalemme. Il progetto è ora nelle mani degli architetti e degli scenografi che, con pazienza, disegneranno ogni sala e vetrina degli 890 m² d’esposizione, non lasciando nulla al caso. “È una vera e propria sfida con la realtà. Con il comitato scientifico, abbiamo sognato un museo, studiato le nostre collezioni, elaborato un percorso e un discorso, definito le prime intenzioni; ora entriamo in una nuova fase. Si tratta della fattibilità concreta del progetto”, spiega, entusiasta, fra Rodrigo Machado Soares, superiore del convento di San Salvatore discreto ma indispensabile artefice del museo. 

Fra Rodrigo durante la celebrazione della Santa Croce

Frate brasiliano, in Terra Santa dal 2013, si dedica a questo progetto poiché ai suoi occhi, riveste una dimensione missionaria singolare: “I francescani non sono collezionisti d’arte. La nostra collezione è costituita principalmente da doni offerti, per atto di devozione, ai diversi santuari della Terra Santa affinché sia celebrato il culto divino. Queste opere manifestano stili artistici propri di diverse culture, paesi ed epoche. Concepisco davvero questo museo come un invito alla contemplazione del Bello. Non la bellezza per la bellezza, ma un invito ad andare oltre il visibile per intravedere qualcosa di più grande: il Signore che si manifesta”. Frate Rodrigo cita volentieri sant’Agostino nelle sue Confessioni: “Tardi ti amai, bellezza così antica e così nuova, tardi ti amai. Sì, perché tu eri dentro di me e io fuori. Lì ti cercavo”.L’opera d’arte, per connettersi a una realtà trascendentale, è la scommessa che fanno i francescani di Terra Santa con il Terra Sancta Museum. Così il nostro frate brasiliano illustra il suo pensiero: “Ammirate lo splendido antependium (paliotto/decoro della parte anteriore di un altare) offerto dal Commissariato di Terra Santa di Napoli, nel 1731. Si è cercato il materiale più nobile, argento cesellato e sbalzato, per manifestare il Mistero dello Spirito Santo che discende su Maria e sugli apostoli”. 

Il paliotto offerto dal Commissariato di Terra Santa di Napoli

Si intuisce facilmente tutto il lavoro di mediazione didattica e culturale che sarà necessario per accompagnare i diversi visitatori, credenti e no, alla scoperta di queste opere. Frate Rodrigo ne è convinto: “La missione inizierà davvero con l’apertura del museo. Avere delle belle opere non basta. Anche altri musei ne hanno, si tratterà di testimoniare, ieri come oggi, l’importanza dei Luoghi Santi. L’arte è uno strumento contemporaneo per entrare in relazione con essi! Tutto dipenderà quindi dalla storia che racconteremo, dall’esperienza nella quale riusciremo ad attirare i visitatori”.

Per rimanere fedeli a questo “DNA liturgico”, alcune tra le opere più significative dovranno lasciare le vetrine del museo per far ritorno alle loro naturali collocazioni: altari e sacristie, in occasione di determinate festività. Ad esempio, il famoso antependium, con i suoi 2 metri e 40 di larghezza, verrà spostato nella chiesa di San Salvatore per la festa della Pentecoste. Il suo “cugino” napoletano, il tabernacolo opera di Andrea de Blasio, uscirà il Giovedì Santo. Quanto alla stauroteca, realizzata da Rémond Lescot (nel 1628 a Parigi), viene utilizzata per la festa dell’esaltazione della Santa Croce sul Calvario. E la rosa d’oro offerta da Papa Paolo VI, nel 1964, continuerà ad essere portata in processione a Betlemme, per l’Epifania. 

La stauroteca diretto da Rémond Lescot
Il tabernacolo napoletano di Andrea de Blasio

Se vi parlo dei funerali di Cristo, è ancora più evidente. Si tratta di una celebrazione unica che si svolge nella Basilica del Santo Sepolcro, il Venerdì Santo, e che conserva una tradizione già menzionata nel cerimoniale specifico della Custodia di Terra Santa del 1754. Alcune opere sono state offerte in modo particolare per questo utilizzo, diventando vere e proprie testimonianze della liturgia propria della Terra Santa”. Ad esempio, il bassorilievo della Resurrezione, donato dal Cardinale Giacomo Antonelli nel 1875 per essere collocato nell’edicola del Sepolcro, oppure, gli ornamenti “Arma Christi”, offerti dal commissariato di Lombardia per la liturgia del Venerdì Santo sul Calvario. In queste occasioni, “è evidente che bisognerà trovare un modo per far comprendere al visitatore che tale o tal altra opera non si trova in prestito in un altro museo ma che ritrova, temporaneamente, il suo utilizzo originale poiché è proprio questa l’originalità della nostra collezione: è viva!”, conclude il francescano.

Gli ornamenti dell’Arma Christi donati dal Commissariato della Lombardia
Condividi
email whatsapp telegram facebook twitter versione stampabile