Le croci in madreperla: 500 anni di storia
Dalla fine del XVI secolo alcuni pellegrini giunti in Terra Santa testimoniano che a Betlemme vi era una particolare produzione di oggettini quali corone e crocette in legno di pistacchio e ulivo presto lavorate insieme alla madreperla. Furono, infatti, i francescani a introdurre in Terra Santa l’uso della madreperla, così che i cristiani locali potessero guadagnare dalla vendita dei loro ricordini per i pellegrini nelle loro oscure botteghe o come spesso avveniva fuori dai santuari. Se la materia prima proveniva dai grandi giacimenti nel Mar Rosso e Golfo Persico, la tecnica di lavorazione a bulino veniva invece da un’antica tradizione artigianale europea.
Alcuni tra i prodotti più diffusi e artisticamente più belli furono i modellini del Santo Sepolcro e di altri Luoghi Santi, riprodotti in modo fedele grazie ai precisi disegni elaborati da Padre Bernardino Amico tra il 1593-97. Tali esemplari ben presto diffusi in tutta Europa, furono riscoperti solo negli anni 2000 grazie alle ricerche dell’archeologo P. Michele Piccirillo. Ad essi si aggiungevano presepi, quadri, cartaglorie, reliquiari, candelieri, porte, conchiglie, bottoni, cassettine, soprattutto croci e altri oggetti d’arredamento.
Alcuni laboratori erano presenti anche ad Ain Karem, dove, sempre sotto la spinta dei frati, alcune famiglie cristiane provenienti da Betlemme diedero inizio a questa produzione. Ma nel XVII secolo a causa della crisi politica tra l’Europa e Turchia, il crollo dei pellegrinaggi portò ad una sovrapproduzione di prodotti che venivano comprati e poi smerciati dai religiosi. Alla fine dell’800 con la ripresa dei viaggi, il mercato si riprese e si rese indipendente dai religiosi mentre tra le grandi famiglie che si tramandavo quest’arte, come il clan Tarajmeh e Zogbi, alcuni viaggiarono o si trasferirono in Europa e America dedicandosi al commercio della madreperla.
Come si evince da una mostra organizzata nelle Marche nel 2015, presso il Museo Malacologico di Cupra Marittima “150 Croci in madreperla dal ‘600 ad oggi“, tra gli oggetti prodotti in madreperla le croci rappresentano il tipo più diffuso.
Di essi è possibile distinguere tre tipologie principali:
– Crocette in legno rivestite di madreperla da attaccare ai rosari, caratterizzati da particolari non ben definiti a causa delle dimensioni ridotte.
– Croci da tavolo, sottili o elaborate con piedistallo, caratterizzate da decorazioni a rosette o scene illustrative (santi, scene della Passione, etc.). Le tecniche utilizzate erano e lo sono ancor oggi a tahbiir, cioè iniettando inchiostro sul disegno inciso con uno stilo sulla madreperla, o a tasfiir cioè con decoro a intarsio. Esempi di un minuzioso e lungo lavoro manuale, in epoca più tarda a questi crocifissi fu aggiunto un crocifisso in metallo (argento, oro, avorio), come si vede talvolta dalla rottura della precedente madreperla.
Insieme al Cristo di solito sono raffigurati gli evangelisti sulle estremità della croce, l’Addolorata ai suoi piedi. Molto spesso più in basso è presente l’Immacolata, o una nicchia con all’interno scene della Crocifissione, della Resurrezione, o del Presepe. Talvolta si possono trovare anche 14 bottoni simboli delle XIV stazioni della Via Crucis.
– Croci processionali, di grandi dimensione in più pezzi ancor oggi utilizzate come ad esempio in Quaresima nella Basilica del Santo Sepolcro.
Nel ‘900 a causa del conflitto arabo-israeliano, l’emigrazione di molte famiglie cristiane, la produzione industriale di oggettini in plastica a basso costo, l’assenza di nuovi modelli, questa particolare e tradizionale forma di artigianato di Terra Santa si quasi è perduta.
Solo negli ultimi anni si sta avviando una nuova produzione. Nel 2003-2010 a Betlemme vi sono stati corsi di aggiornamento e perfezionamento della lavorazione della madreperla per nove artigiani: grazie al progetto “Betlemme in madreperla” sostenuto da ATS pro Terra Sancta.
Oggi grazie al Centro di Betlemme promosso da P. Ibrahim Faltas con nuovi macchinari e tecniche Salim Atick, ultimo erede di cinque generazioni e ultimo maestro di madreperla rimasto in Palestina, forma nuovi allievi che possano portare avanti questa antica arte. Qui vengono restaurate croci antiche o prodotte delle nuove come quelle commissionate dalla Custodia di Terra Santa e dal Patriarcato Latino di Gerusalemme come dono per i pellegrini. Quest’arte ha seguito le famiglie anche all’estero. Dal 1998, infatti, la famiglia palestinese Yidi, trasferitasi in Colombia, ha dato avvio a Barranquilla ad un laboratorio di madreperla che con sei artisti-artigiani continua una tradizione lunga cinque secoli.
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M. PICCIRILLO, La nuova Gerusalemme. Artigianato palestinese al servizio dei Luoghi Santi, 2007, pp. 225-231.
T. COSSIGNANI, 150 Croci in madreperla dal ‘600 ad oggi, Museo Malacologico di Cupra Marittima, 2015.
M.A. BEAULIEU, Terre Sainte, Novembre/Dicembre 2017, pp. 24-29.
E. YIDI DACCARETT, K.D. DACCARRETT, M. LIZCANO ANGARITA, El arte palestino de Tallar el Nacar, 2011.