6 Aprile 2018

La Via Dolorosa di Mark Twain (1867)

di CORRADO SCARDIGNO

The Innocents Abroad, or The New Pilgrims’ Progress fu uno dei best-seller della narrativa di viaggio di fine Ottocento, scritto nel 1867 dall’allora giovane scrittore americano Mark Twain, a conclusione di un lungo itinerario di cinque messi che dall’Europa lo porta in Medio Oriente. Soffermandosi sul suo arrivo in Terra Santa, ancor più traspare il suo stile ironico e dal forte umorismo che caratterizzerà uno dei padri della letteratura americana. Qui, infatti, vengono ribaltate le entusiastiche descrizioni dei pellegrini e il tratto romantico e mistico delle descrizioni di Terra Santa, così come sarà quello di Matilde Serao trent’anni dopo, è stravolto.

Il racconto di Mark Twain è scritto con una luce diversa e originale che fa sorridere, talvolta indignare il lettore moderno, pieno di aneddoti e particolari insignificanti che incuriosiscono tanto che il maraviglioso, tipico della letteratura del ‘500, ritorna apparentemente trionfante. Con l’occhio di un protestante scettico americano della metà dell’800 vengono svelate le “pie menzogne” dei pellegrini e delle guide dalla fede semplice (“la guida ha detto”), e la Palestina appare una terra arida, sporca molto più umana.  Giunto, infatti, a vedere da lontano la Città Santa, scrive: «Registro qui un fatto degno di nota, ma non sconveniente: nemmeno i nostri pellegrini hanno pianto […] Gerusalemme è funerea, desolata e senza vita, non verrei mai ad abitarci». Ma nonostante tutto, alla fine, “sopraffatto dalle cose da vedere”, la Città Santa stupisce anche il dissacrante autore per il quale «tra un anno Gerusalemme e le esperienze di oggi saranno un ricordo fatato, una reminiscenza più preziosa di tutto l’oro del mondo».

Dopo aver dedicato lunghe pagine alla visita del Santo Sepolcro, lo scrittore-viaggiatore accompagnato dai suoi sette compagni e da una guida, amante di qualunque pietra, ripercorre la Via Dolorosa. Anche qui ciò che lo stupisce è l’ingarbugliato quanto stretto sistema di strade che certamente doveva colpire un giovane americano della Florida. Questi “tortuosi vicoli”, queste strade spesso sporche e affollate di mendicanti, attraversate da cammelli, asini, gatti, lo colpiscono a Damasco così come a Gerusalemme e con il termine “stradina stretta” comincia la descrizione della Via Dolorosa dove sono vengono svelati soprattutto gli “apocrifi” luoghi della Passione.

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«Ci trovammo in una stradina stretta accanto alla torre di Antonio. “su queste pietre che si stanno sbriciolando”, ci ha detto la guida, “il Salvatore si fermò a riposare prima di caricarsi la croce sulle spalle. È qui che ha inizio la Via Crucis o Via Dolorosa”. Il gruppo ha preso nota del luogo santo e ha proseguito.

Siamo passati sotto l’Arco dell’Ecce Homo e abbiamo visto la finestra dalla quale la moglie di Pilato ammonì  il marito di non immischiarsi nella persecuzione del Giusto. Considerando quanto è antica, la finestra è in ottimo stato di conservazione. Ci hanno mostrato il punto in cui Gesù riposò per la seconda volta e dove la folla si rifiutò di lasciarlo andare dicendo: “ il suo sangue ricada sopra di noi e sopra i nostri figli”. In questo punto i cattolici francesi stanno costruendo una chiesa e, con la loro consueta venerazione per i resti storici, incorporano nella parte ogni frammento di antiche mura che trovano. Più avanti abbiamo visto il luogo in cui il Salvatore si sentì mancare e cadde sotto il peso della croce. Al tempo vi era una grossa colonna di granito appartenente a qualche tempio antico, e la pesante croce vi battè un colpo tale da romperla a metà. Così ci ha detto la guida quando ci ha fatti fermare davanti alla colonna spezzata.

Abbiamo attraversato una strada e siamo arrivati alla casa in cui risiedeva santa Veronica. Quando il Salvatore passò di là, lei uscì, colma di femminea compassione, e gli rivolse parole accorate, senza farsi scoraggiare dalle grida e dalle minacce della folla, asciugandogli il sudore dal volto con il fazzoletto. Abbiamo così tanto parlare di santa Veronica e visto la sua immagine ritratta da così tanti maestri che imbatterci nella sua antica dimora di Gerusalemme è stato come incontrare per caso una vecchia amica. La cosa più singolare dell’episodio che ha reso celebre il suo nome è che, quando asciugò il sudore, l’impronta del volto del Salvatore rimase sul fazzoletto, formando un ritratto perfetto che è rimasto tale fino a nostri giorni. Lo sappiamo perché abbiamo visto il fazzoletto in una cattedrale di Parigi, in un’altra in Spagna e in altre due in Italia. In quella di Milano, per vederla bisognava pagare cinque franchi mentre a Roma in san Pietro, è praticamente impossibile avvicinarsi a prescindere dal prezzo che si è disposti a pagare. Non c’è tradizione che goda di così ampie conferme quanto quella di santa Veronica e del suo fazzoletto.

All’angolo successivo abbiamo visto una profonda tacca nella dura pietra muraria, ma saremmo potuti passarle accanto senza accorgercene se la guida non ci avesse detto che era stata lasciata dal gomito del Salvatore, che qui inciampò e cadde.  Poi siamo arrivati ad un’altra dentellatura in un muro di pietra. La guida ha detto che il Salvatore era caduto anche lì causando quell’avvallamento con il gomito. Ci sono altri posti in cui il Signore cadde e altri in cui si riposò; ma uno dei luoghi storici antichi che abbiamo scoperto in questa passeggiata mattutina per i tortuosi vicoli che conducono al Calvario è una certa pietra inserita nei muri di una casa, una pietra così segnata e graffiata da presentare una certa grottesca somiglianza con un volto umano. Le protuberanze che fungevano da guance sono state lisciate dai baci appassionati di generazioni di pellegrini proveniente da terre lontane. Abbiamo chiesto: “Perché lo fanno?”. La guida ha detto che questa è una delle “vere pietre di Gerusalemme” menzionate da Cristo quando fu rimproverato perché aveva permesso alla gente di gridare Osanna! Al suo memorabile ingresso in città a dorso d’asino. Uno dei pellegrini ha detto: “Ma non c’è alcuna prova del fatto che le pietre abbiano gridato Osanna, Cristo ha solo detto che se la gente avesse smesso di farlo, avrebbero proseguito le pietre”. La guida è rimasta imperturbabile e ha detto con calma: “Questa è una delle pietre che avrebbero gridato”. È servito ben poco a cercare di scuotere la sua fede semplice: questo era chiaro. E così, alla fine siamo giunti a un’altra meraviglia di profondo e imperituro interesse: la casa in cui ha vissuto quel disgraziato e infelice che è stato ricordato in canti e racconti per oltre milleottocento anni con il nome dell’Ebreo Errante.»

 

*** Il nuovo interesse verso il libro dello scrittore americano è ritornato nel 2017 per i 150 anni dal suo viaggio così come si vede nella nuova edizione: MARK TWAIN, Viaggio in Palestina. Un Americano di frontiera in Terra Santa, Edizioni Terra Santa, Milano 2017; e in un film documentario girato proprio a Gerusalemme nel 2017 Dreamland: Mark Twain’s Journey in Jerusalem.

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