4 Giugno 2024

I Medici e Gerusalemme

di FRANçOIS-JOSEPH KLOS

Quale legame ha mantenuto la famiglia Medici con la Terra Santa? E quale dono prestigioso ha offerto al Santo Sepolcro? François-Joseph Klos esplora i legami tra la Toscana e la Terra Santa in occasione della mostra « I tesori della Terra Santa al museo Marino Marini » che aprirà le sue porte il prossimo 12 settembre.

È sotto il regno dei Medici che vengono realizzate le riproduzioni (XIV e XV sec.) dell’edicola del Santo Sepolcro a Fiesole e San Pancrazio (Cappella Rucellai presso il museo Marino Marini). D’altronde, dopo la congiura del 1478 (durante la quale alcune famiglie tentarono di rovesciare il potere dei Medici) i Medici si attribuirono la cerimonia dello Scoppio del Carro (all’epoca un privilegio della famiglia Pazzi) e cominciarono, così, a stabilire dei legami importanti con la Terra Santa. È in questa prospettiva che istituirono un patronato con alcuni santuari della Terra Santa dimostrando così grande generosità per i Luoghi Santi.

Una leggenda narra del loro sogno di spostare l’edicola del Santo Sepolcro a Firenze sotto la cupola della cappella funebre medicea di San Lorenzo[1]! Secondo la leggenda, i granduchi Ferdinando I e Como II avrebbero tentato per via diplomatica di realizzare questo progetto in un contesto di espansione della politica orientale dei Medici, un progetto equiparato, tra l’altro, a una « crociata » contro i Turchi con l’emiro Fakreddin (nemico della Sublime Porta) da cui si sperava la fine degli abusi contro le minorità in Terra Santa. Questo sogno idealistico dei principi, lungi dall’essere secondario, mostra il loro attaccamento alla Terra Santa e la grande devozione degli abitanti della Toscana verso i luoghi santi[2].

UN ALTARE PER LA PIETRA DELL’UNZIONE

È al granduca Ferdinando I de Medici (1549 – 1609, regnante dal 1587 alla sua morte, fu tra l’altro protettore dell’ordine francescano mentre era cardinale) che si deve il dono più prestigioso del Santo Sepolcro. Egli è, d’altronde, al centro dell’attenzione di tutti i pellegrini da secoli, poiché si tratta dell’altare in due parti installato al Calvario.

©Giuliano Mami

Ogni giorno vi si celebrano delle messe quotidiane sia dai francescani, Custodi dei Luoghi Santi, sia dai preti della Chiesa universale insieme ai pellegrini, il clero della diocesi di Gerusalemme e i suoi fedeli. È anche il luogo dell’ottava stazione della processione quotidiana che i frati effettuano presso la basilica del Santo Sepolcro. Infine, è su questo altare che ogni anno viene celebrata l’emozionante liturgia del venerdì santo presieduta dal Patriarca latino di Gerusalemme.

Questo altare è composto da due parti. La parte inferiore, la più recente, è stata realizzata dai frati, aiutati dagli artigiani e apprendisti del laboratorio di ferramenta del Convento di San Salvatore. Questo ferramenta d’eccezione testimonia l’integrazione dei frati nella comunità cristiana locale e della loro preoccupazione di formare le giovani generazioni a un artigianato d’eccellenza. La parte superiore è un dono dei Medici. La storia di questo ornamento (è ricorrente anche il termine latino arca) non è per niente banale. Questa grande opera in bronzo dorato è stata realizzata sotto la direzione del padre Domenico Portigiani del convento San Marco a Firenze e contiene sei splendidi bassorilievi attribuiti a Pietro Francavilla e al suo maestro: lo scultore Giambologna. Ciascuno dei sei basso rilievi rappresenta un episodio della passione e resurrezione di Cristo: l’elevazione della croce, la crocifissione, la deposizione della croce, l’unzione del corpo di Cristo, la sepoltura e la Risurrezione.

IL VIAGGIO DI UN’OPERA

Questo ornamento è stato realizzato a Firenze tra il 1587 e il 1591 presso le fonderie del Granducato a San Marco. Inizialmente fu concepito come scrigno per la pietra dell’unzione, e i sei bassorilievi costituiscono la parte più splendida di questo scrigno di bronzo. Questi capolavori realizzati da Francavilla e Giambologna sono da accostare ad altri bassorilievi realizzati dagli stessi artisti: quelli delle porte bronzee della cattedrale di Pisa realizzate nello stesso periodo.

Morrogh, Andrew. Disegni di Architetti Fiorentini 1540-1640. (Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi LXIII) Firenze: Leo S. Olschki Editore, 1985. fig. 97.Bernardo Buontalenti, Design for the Jerusalem ornamento, ca. 1587-88, pen and ink, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, Florence 

L’arca è pronta per essere inviata alla fine del 1591 insieme ad altri doni da parte del Granduca per il Santo Sepolcro. Le casse fanno quindi tappa a Bologna e poi a Venezia, dove devono rimanere tre anni, per poi partire il 26 marzo 1595 a bordo della galea Torniella. Le casse di doni arrivarono a Gerusalemme probabilmente alla fine del 1595, ma l’arca di bronzo prevista per la pietra dell’unzione si rivelò troppo piccola per contenerla! Alcuni frati pensarono addirittura di chiedere l’autorizzazione alle autorità civili di Gerusalemme per ridurre le dimensioni della pietra! Altri racconti rivelano invece un’opposizione da parte dei Greci-ortodossi, che si sarebbero rivolti al giudice e al governatore di Gerusalemme per spiegare che la presenza dell’arca avrebbe disturbato la devozione popolare verso la pietra sacra[3]. L’arca non fu mai installata attorno a questa pietra e i francescani la posero sotto l’arco nord della cappella della crocifissione, dove fu utilizzata come altare.

Cotovicus, Joannes. Itinerarium Hierosolymitanum et Syriacum Apud Hieronymum Verdussium, 1619.

Nel 1727, l’ornamento di bronzo fu trasferito al convento di San Salvatore[4] e nel 1736 fu nuovamente utilizzato come altare, ma questa volta nella cappella di Maria Maddalena, prima di ritornare nella cappella del Calvario nel 1856[5] (data in cui probabilmente è stata aggiunta la parte inferiore in ferro battuto), dove si trova ancora oggi.

UN’EPIFANIA DEL TERRA SANCTA MUSEUM

Fr. Stéphane Milovitch, direttore dei Beni Culturali della Custodia di Terra Santa, ama dire che questo altare è “un’epifania del Terra Sancta Museum poiché composto da due parti, una concepita dalla Chiesa di Gerusalemme e l’altra dalla Chiesa universale” (qui rappresentata da Firenze). “Questo altare è l’emblema del nostro museo che accoglierà al suo interno sia opere palestinesi (collezione di icone orientali, oggetti in legno di ulivo e madreperla realizzati a Betlemme…) che il Tesoro del Santo Sepolcro (calici offerti da Luigi XIV, paramenti liturgici della Repubblica di Venezia, doni dei re spagnoli…).”

©Giuliano Mami

Da qui si può capire perché questo altare dei Medici, interamente restaurato, sia il pezzo forte della mostra “I tesori di Terra Santa” che inizierà il prossimo 12 settembre a Firenze. Vi invitiamo tutti a venire e ad ammirare questo capolavoro che ha lasciato la città santa per la prima volta per essere restaurato ed esposto nella sua città d’origine.

Cronologia dell’altare dei Medici

1587-1591: realizzazione dell’opera a Firenze presso le fonderie del Granducato a San Marco.[6]

16 novembre 1591: ornamento pronto per essere inviato.[7]

22 maggio 1592: l’oggetto, appena arrivato a Bologna, viene inviato a Venezia.[8]

30 maggio 1592: arrivo dell’oggetto a Venezia.[9]

L’ornamento è a Venezia, dove rimane per ragioni giuridiche e finanziarie.[10]

26 marzo 1595: partenza dell’oggetto a bordo della nave Torniella verso Gerusalemme.[11]

23 dicembre 1595: lettera al Granduca Ferdinando I che informa che le dimensioni del suo dono non sono adatte alla pietra dell’unzione.[12]

1595-1596?: proteste dei Greci presso le autorità ottomane, l’arca viene installata sotto l’arco nord della cappella della crocifissione, probabilmente utilizzata come altare.[13]

1727: trasferimento al convento di San Salvatore.[14]

1736: posizionamento sull’altare di Maria Maddalena.[15]

1856: installazione dell’altare nella sua attuale posizione sul Calvario.[16]


[1] Franco CARDINI : “La Toscana e la Custodia di Terra Santa” in Piccirillo, Michele (dir.), La Custodia Di Terra Santa E l’Europa : I Rapporti Politici E L’attività Culturale Dei Francescani in Medio Oriente. Il Veltro, 1983.

[2] Ibidem

[3] Quaresmio, Francesco, e Sabino De Sandoli. Francisci Quaresmii Elucidatio Terrae Sanctae. Franciscan Print. Press, Jerusalem 1989. Page 271.

[4] KRIEGBAUM, FRITZ. “EIN BRONZEPALIOTTO VON GIOVANNI DA BOLOGNA IN JERUSALEM.” Jahrbuch Der Preuszischen Kunstsammlungen, vol. 48, 1927, pp. 43–52 ; Horn, Elzearius, et Girolamo Golubovich. Ichnographiæ Locorum et Monumentorum Veterum Terrae Sanctae. typis Sallustianis, 1902, pp. 243-245.

[5] Shannon N. Pritchard Giambologna’s Bronze Pictures: The Narrative Reliefs for Ferdinando I de’Medici and the Post-Tridentine Paragone, The University of Georgia July 2010

[6] Shannon N. Pritchard Giambologna’s Bronze Pictures: The Narrative Reliefs for Ferdinando I de’Medici and the Post-Tridentine Paragone, The University of Georgia July 2010

[7] Ibidem

[8] Ibidem

[9] Ibidem

[10] Ibidem

[11] Ibidem

[12] Ibidem

[13] Quaresmio, Francesco, et Sabino De Sandoli. Francisci Quaresmii Elucidatio Terrae Sanctae. Franciscan Print. Press, Jerusalem 1989

[14] KRIEGBAUM, FRITZ. “EIN BRONZEPALIOTTO VON GIOVANNI DA BOLOGNA IN JERUSALEM.” Jahrbuch Der Preuszischen Kunstsammlungen, vol. 48, 1927, pp. 43–52 ; Horn, Elzearius, et Girolamo Golubovich. Ichnographiæ Locorum et Monumentorum Veterum Terrae Sanctae. typis Sallustianis, 1902, pp. 243-245.

[15] Ibidem e Francqueville

[16] Ibidem

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