21 Novembre 2017

Due “nuovi” capitelli erodiani scoperti nel Terra Sancta Museum di Gerusalemme

di CORRADO SCARDIGNO

Durante i lavori di restauro dei reperti per l’allestimento del futuro museo archeologico del Terra Sancta Museum due capitelli, fino ad ora di incerta attribuzione, sono stati datati quasi con certezza al periodo erodiano. Entrambi, decorati con foglie d’acanto, pur provenendo da aree diverse, sarebbero esempi della ricca arte che tra il I sec. a.C. e il I d.C. vide fiorire in tutta la Giudea Romana grandiosi monumenti civili e sacri, tali da attribuire ad Erode Idumeo il titolo di Grande.

Il primo capitello è datato al I sec. a. C. e proviene dalla “misteriosa” Tomba degli Erodi di Gerusalemme. L’elemento architettonico presenta le forme del tipico capitello corinzio con una sola corona di foglie con costolatura centrale a Y rovesciata, due nette e larghe incisioni ai lati che individuano i lobi laterali, occhielli triangolari e punte aguzze. Tra le foglie compaiono anche i cauli, tripartiti, con orlo decorato da fogliette riverse separate da piccoli forellini. Le foglie che sorreggono le volute presentano le stesse caratteristiche di quelle sottostanti. Il nastro delle elici ha sezione rettangolare, ha ampio sviluppo aereo e tutta la fascia corrispondente a questa zona presenta una lavorazione a giorno. Al posto del flos abaci si trova una foglia che fuoriesce da una sottostante; presenta le fattezze di una palmetta con occhielli perfettamente circolari. Le volute sono a nastro accoppiate con quelle laterali e legate da un listello orizzontale. Alla base del capitello uno spesso collarino di raccordo. Già nel 1939 Padre B. Bagatti indicava la provenienza del capitello dalla Tomba degli Erodi, ma recentemente, vista l’apparente soluzione di pilastro-capitello a 3/4 di cerchio, il capitello era stato datato all’ età crociata. Da una più attenta analisi, come evidenzia Padre E. Alliata (direttore del TSM), esso risulta invece essere a tutto tondo e semplicemente associato ad un blocco retrostante. Per tanto, dopo quasi 80 anni, l’ipotesi del grande archeologo francescano risulta essere ancora valida. L’elemento è dunque come ha commentato un famoso archeologo israeliano “il più bel capitello erodiano mai visto”.

Il secondo è un capitello corinzio di tipo “normale” datato al I sec. a. C. e proveniente dall’Herodion, il celebre palazzo-fortezza fatto costruire da Erode il Grande su una collina non lontano da Betlemme. I due frammenti, ritrovati da padre V. Corbo durante gli scavi degli anni ‘60, presentano la tipica decorazione a foglie di acanto spinoso (quella tipica romana è rotonda e detta “a foglia d’ulivo”). Questa è costituita da un kalathos troncoconico e orlo appena ripiegato in fuori a cui si sovrappone un abaco con i lati modanati e leggermente incurvati. Alla base il kalathos è rivestito da due corone di otto foglie di acanto con la cima ripiegata in fuori: le foglie della prima corona si dispongono due per lato, mentre quelle della seconda corona al centro di ogni lato e agli angoli. Al di sopra delle foglie della prima corona nascono i caulicoli, qui scanalati con orlo a scanalature oblique. I due elementi dovevano appartenere alle colonne della grande facciata, perché sono a tutto tondo, ma aventi la parte posteriore non lavorata. Prima di essere puliti si riteneva che fossero due blocchi separati, così come erano mostrati nel vecchio museo archeologico dello Studium Biblicum. “Sovrapponendo i due frammenti abbiamo notato che essi coincidevano”, riferisce padre Alliata. L’ipotesi è avvalorata dalla cospicua produzione di capitelli in due blocchi comune sia in occidente sia in Oriente fino alla metà del I sec. d.C. Inoltre dopo la fase di restauro, eseguita da Mateusz Chorosinski, sono emerse striature grigiatre alternate a bianche che non si conoscevano prima e che rendono ancora più prezioso il maestoso capitello.

Inizialmente questi due elementi, proprio per la loro dubbia datazione, erano stati scartati dal nuovo allestimento del futuro museo archeologico del Terra Sancta Museum, ora, invece, questi magnifici esempi di arte ellenistica saranno visibili nella sala dedicata ad Erode. Se l’epoca dei grandi scavi dei francescani sembra conclusa, oggi in realtà il lungo lavoro di catalogazione, sistemazione e pulitura del prezioso materiale storico e archeologico dei frati francescani della Custodia riserva ancora sorprese e misteri ancora da scoprire.

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