18 Giugno 2024

Dalla Syria a Gerusalemme: le Province Romane in mosaico del Terra Sancta Museum

di MARGHERITA CAPUANI

In vista dell’allestimento delle nuove sale del museo, vi presentiamo tre eccezionali frammenti di mosaico di età antonina, espressione artistica della propaganda per l’unità dell’Impero Romano.

Al Terra Sancta Museum – Museo Archeologico dello SBF [in inglese SBF Archaeological Museum] sarà possibile ammirare tre mosaici raffiguranti le Province Romane d’Africa, Mauretania e Germania, provenienti dalla città di Zeugma (oggi Belkis, in Turchia) e risalenti al II secolo d.C. (età antonina). Essi verranno allestiti nell’Ala Saller, che porta il nome del francescano Sylvester Saller, grande archeologo americano che diresse numerosi scavi, come quelli nei santuari di Ein Karem, Betania e sul Monte Nebo in Giordania, e fu il primo direttore di questo museo nella sede attuale. 

UN UNICO MOSAICO

I tre frammenti appartengono in realtà ad un unico grande mosaico pavimentale di una casa della città di origine ellenistica, che era chiamata “Seleukia” in onore del suo fondatore, Seleuco I Nicatore, generale di Alessandro Magno, ma che dopo la conquista romana nel 64 a.C. da parte di Pompeo cambiò nome in “Zeugma” ed entrò a far parte della Provincia Romana di Syria.

Come racconta Daniela Massara nel suo studio su questi mosaici, “dal punto di vista delle testimonianze archeologiche di età romana, le strutture meglio conservate sono cronologicamente inquadrabili tra la seconda metà del II secolo d.C. e la prima metà del III secolo d.C.: è infatti in questo periodo che si datano i molteplici pavimenti musivi e gli affreschi che abbellivano gli edifici residenziali”, tra cui il mosaico pavimentale i cui lacerti sono entrati a far parte delle collezioni del museo, grazie ad una donazione privata della famiglia Marcopoli di Aleppo.

Mauretania © TSM/Neva Gasparo

UN GIGANTESCO PUZZLE

Tale mosaico, rinvenuto nel 1873 nei pressi dell’Acropoli di Zeugma e scomposto in numerosi frammenti venduti a mercati antiquari o all’asta (tanto che oggi essi si trovano conservati presso differenti musei e collezioni private in numerose città quali Gerusalemme, Berlino, Dresda, Roma, Parigi…), raffigurava al centro il trionfo del dio Nettuno, inquadrato all’interno di due cornici, una con le raffigurazioni allegoriche delle Province Romane e l’altra con girali vegetali, amorini e maschere. 

Proposta di ricostruzione del mosaico con Province da Zeugma, rielaborazione di D. Massara da I. Kriseleit, “Zur Restaurierung der Mosaiken aus Belkis/Seleukia am Euphrat”, in “Forschungen und Beirchte”27 (1989), fig. 23, pubblicata in D. Massara, “Il mosaico con Province…”, op. cit., fig. 20. © Daniela Massara

I frammenti con Province che si sono conservati del mosaico originario, e che sono noti fino ad ora, sono in totale dieci: tre si trovano al Terra Sancta Museum di Gerusalemme (Africa, Mauretania e Germania), cinque al Pergamonmuseum di Berlino (Makedonia, Gallia, Spania, Raitia, Britannia) e altri due fanno parte della collezione privata della famiglia Poche ad Aleppo (Pannonia e Aegyptos).

L’ALLEGORIA DI UN IMPERO ROMANO OMOGENEO

Le Province sono raffigurate, ciascuna all’interno di un cerchio luminoso chiamato “nimbo”, come busti femminili accompagnati ognuno dal proprio nome, “didascalia”, in caratteri greci. I volti sono ritratti di tre quarti e le capigliature sono caratterizzate da ciocche nere e marroni, in parte coperte dal velo; ciascuna Provincia indossa una corona turrita, come la dea della Fortuna o Sorte, la “Tyche”, considerata patrona della città. Nessuna delle personificazioni presenta un particolare elemento caratterizzante, ad eccezione dell’Africa che è l’unica che, seppur in minima parte (e per quanto è possibile comprendere dal lacerto frammentario), si differenzia grazie alla tonalità scura della carnagione. 

Africa © TSM/Neva Gasparo

L’espressività del volto mostra due varianti: la Provincia di Mauretania ha il capo leggermente chinato e lo sguardo rivolto verso l’alto, mentre le Province di Africa e Germania presentano uno sguardo fermo e dritto. 

É comune interpretazione degli archeologi che tali raffigurazioni delle Province dell’Impero siano un’allegoria politico-geografica del grande Impero Romano; si tratterebbe quindi solo di uno dei molteplici esempi di testimonianze artistiche di epoca romana indicanti la volontà di mostrare un’idea dell’impero quale oikoumene in cui le singole entità geografiche sono elementi costitutivi di un unico insieme culturalmente omogeneo.

Germania © TSM/Neva Gasparo

CONFRONTARE STILI E TECNICHE 

I confronti iconografici con i mosaici provenienti da Zeugma sono molteplici. Tra questi si identificano il mosaico delle Province rinvenuto nell’edificio termale di Ostia, risalente alla seconda metà del I secolo d.C. e raffigurante Africa, Sicilia, Egitto e Spagna, il mosaico raffigurante la personificazione della Cilicia dalla città di Seleucia, risalente al II-III secolo d.C. e oggi conservato al Sam Noble Museum (Oklahoma), e il tondo mosaicale con il busto della dea Fortuna/Tyche proveniente da Beit Shean, databile al VI secolo d.C. e oggi esposta all’Israel Museum (Gerusalemme). Tali esempi di confronto sono significativi in quanto permettono di comprendere come lo stesso soggetto possa essere rappresentato tramite stili, tecniche e criteri differenti a seconda delle maestranze, della località e della cronologia.

Per un approfondimento riguardo l’intero mosaico pavimentale, si veda Il Mosaico con Province da Belkis-Zeugma. Una riconsiderazione a partire dai frammenti di Gerusalemme, di Daniela Massara, pubblicato all’interno del volume miscellaneo Tra Servizio Civile e Missioni Estere: il contributo dell’Italia ai Beni Culturali della Terra Santa, 2014 (https://edizioniquasar.it/products/30).

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