“Cristiani d’Oriente – 2000 anni di storia” A Parigi capitelli, iscrizioni, firmani del Terra Sancta Museum
“Da Gerusalemme, il cristianesimo si è rapidamente diffuso in tutto il Medio Oriente: Egitto, Siria, Libano, Giordania, Iraq. Lungo tutto il corso della storia, i cristiani d’Oriente hanno avuto un grande ruolo nello sviluppo politico, culturale, religioso e sociale di alcune regioni del mondo”.
Da questa riflessione nasce la nuova esposizione-evento dell’Institut du monde arabe che sarà inaugurata lunedì 25 settembre a Parigi presso l’IMA: «Chrétiens d’Orient. 2000 ans d’histoire».
La mostra che sarà aperta alla presenza del Presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e che si concluderà il 14 gennaio 2018, rientra nelle manifestazioni che alla fine del 2017 celebreranno i 30 anni dell’Istitute du monde arabe, da sempre attento ad arricchire e offrire una migliore conoscenza del mondo arabo in Occidente.
L’evento si presta ad essere «une exposition unique» scrive Jack Lang (direttore dell’IMA). Circa 300 oggetti, infatti, alcuni dei quali per la prima volta in Europa (preziosi manoscritti, icone, mosaici, o gli affreschi del III secolo d. C. della domus ecclesiae di Doura Europos in Siria) e provenienti dai più grandi musei del mondo (Musei Vaticani, Louvre, British Museum, etc.), illustreranno la millenaria storia delle numerose comunità cristiane d’Oriente: copti, greci, assiro-caldei, siriaci, armeni, maroniti. “Une historie plurielle” sviluppatesi tra il Mediterraneo, l’Eufrate, il Nilo, il Bosforo attraverso l’età romana, bizantina, musulmana, ottomana fino ai movimenti nazionalisti arabi. Tra questi anche nove oggetti provenienti dal Terra Sancta Museum, come lo splendido modellino del Santo Sepolcro in legno e madreperla, un’iscrizione funeraria, una madreperla della Mater Dolorosa e un registro del 1616. Sarà dunque «un’immersione nel cuore delle culture che partecipano alla diversità del nostro mondo contemporaneo e si tuffano nella nostra Storia», riferisce Gérald Darmanin, Ministro degli Affari Pubblici e sindaco uscente della città di Tourcoing che ospiterà la stessa mostra dal 17 febbraio al 5 giugno 2018, presso il MUba Eugène Leroy.
Una prima parte interesserà i secoli I – VI e sarà incentrata sull’evangelizzazione, le prime comunità cristiane e il loro fiorire, sui concili, l’origine delle chiese orientali, il monachesimo e i pellegrinaggi. Tre splendidi capitelli bizantini del VI secolo del Terra Sancta Museum evidenzieranno la bellezza dell’nell’architettura cristiana, sviluppatasi con il diffondersi di edifici ecclesiastici a partire dall’età di Costantino.
La seconda parte dal VII al XIV secolo, vedrà invece temi legati alle chiese orientali dopo la conquista araba, le varie interazioni intellettuali, artistiche e culturali, lo sviluppo della lingua araba nella liturgia, per arrivare al periodo crociato e oltre. Tra i pezzi prestati dalla Custodia di Terra Santa, un prezioso mosaico figurato del VI sec. dal Monte Nebo in Giordania (Khirbat al-Mukhayyat, chiesa di San Giorgio). Questo rappresenterebbe l’unica iscrizione in arabo del periodo pre-islamico conosciuto in Syria-Palestina in una formula di saluto funebre “bi-salam”, unita al nome dell’ arcidiacono defunto “Saola”, scritto a destra in greco.
Una terza parte che comprende i secoli XV-XX si svilupperà sull’idea di un mondo arabo unificato sotto l’Impero ottomano e degli intrecciati rapporti tra la “sublime porta”, le corti e le diplomazie d’Europa e le chiese orientali (cattoliche e ortodosse), finalizzati alla protezione dei Luoghi Santi. Su questo argomento il TSM contribuirà con uno Firmano del 1397 del sultano mammelucco al-Malik al-Zaher Barquq che permetteva ai “Religiosi Franchi” di rifabbricare una certa parte caduta nel S. Sepolcro o con un altro del 1561 promulgato dal Solimano il Magnifico che stabiliva la nuova residenza dei Francescani nel Convento georgiano di S. Salvatore a Gerusalemme, dopo l’abbandono del Monte Sion. Tra i temi di questa sezione anche lo splendido rinnovamento artistico delle icone diffusosi a partire dal XVII secolo da Aleppo fino a Beirut, Gerusalemme, Damasco, il Cairo.
L’ultima parte, tra XX-XXI secolo, vede opere alla luce della rinascita araba, della caduta dell’impero ottomano, dell’esilio, dell’immigrazione, soffermandosi sul concetto di “memoria” di un patrimonio trasmesso fino giorno a d’oggi anche fuori dalle originali aree geografiche. Un mostra fotografica contemporanea con scene di vita intima e quotidiana dei cristiani di sei paesi arabi (Egitto, Giordania, Siria, Palestina, Iraq, Libano) chiuderà l’esposizione.
Ma la mostra non è solo finalizzata alla conservazione di un patrimonio culturale materiale e immateriale, spesso dimenticato o minacciato dai nuovi radicalismi religiosi diffusi in Medio Oriente ma è anche una riflessione sul concetto di diversità e multiculturalismo, tema molto attuale in Europa. «Questo evento sottolinea e valorizza la, se pur minoritaria, presenza cristiana nel mondo arabo in Occidente» riferisce fra Stèphane Milovitch, direttore dei Beni Culturali della Custodia di Terra Santa. Di fronte al fenomeno delle immigrazioni, troppo spesso ci si sofferma sull’ Islam, ma forse bisognerebbe considerare il contributo che i numerosi cristiani d’Oriente possono dare, con il loro millenario e grande patrimonio culturale, per la costruzione di una nuova Europa.