Terra Sancta Museum, continuano i lavori al convento di San Salvatore
Il Comitato Scientifico del Terra Sancta Museum si è riunito presso il convento di San Salvatore, a Gerusalemme, da domenica 23 a mercoledì 26 settembre per il terzo incontro dedicato alla nuova sezione del Museo.
La prima giornata è stata dedicata alla scoperta del patrimonio artistico di Betlemme. Gli esperti sono stati guidati dalla ditta Piacenti per una visita privata ai mosaici restaurati situati all’interno della Basilica della Natività. “Prima del restauro non potevamo assolutamente sospettare la presenza dei mosaici bizantini. I soggetti rappresentati evocano i Concili ecumenici. Questa volontà di ricordare l’unità della Chiesa universale è ancora più importante in questo luogo in cui diverse comunità cristiane vivono insieme” dichiara Raphaëlle Ziade, responsabile del dipartimento bizantino al Petit Palais di Parigi. È stato poi George Lama, collezionista d’arte, consulente del Comitato e parrocchiano a Betlemme, che ha guidato il Comitato all’interno del laboratorio di Salim Atick, uno degli ultimi artigiani esperti nella lavorazione della madreperla in Palestina che ha formato numerosi studenti. Un’opportunità utile anche per visionare numerosi pezzi che, dopo il restauro, saranno inclusi all’interno del futuro museo. “Dedicare una sala del museo a questo artigianato è essenziale secondo me, mette in luce il rapporto tra i cristiani locali e la Custodia che ha introdotto e sostenuto questo mestiere per permettere alle comunità cristiane di svilupparsi economicamente” sottolinea il Lama. Una tradizione della quale molti giovani ricercatori si interessano, come testimonia lo studio di Francesca Biasio (Università di Verona) sulla collezione di madreperla custodita in Terra Santa dai Minori Francescani che probabilmente darà prossimamente vita a un catalogo.
La giornata di lunedì è stata dedicata ai progressi della museografia e alla diagnostica architettonica degli spazi del museo. “Siamo arrivati all’incontro tra progettazione preliminare e progetto reale; a breve entreremo nei dettagli di ogni elemento costruttivo dalle vetrine all’illuminazione, alla conservazione delle opere. Questo lavoro è stato già fatto deve essere ora confrontato con la fattibilità architettonica reale” spiega Thomas Gaehtgens del Getty Research Institute di Los Angeles. Sono due i percorsi che saranno proposti al pubblico: il più breve che raccoglie le opere essenziali e quello più lungo che si svolge in tutte e 20 le sale del museo.
Il giorno seguente hanno preso la parola gli esperti in conservazione e restauro. Gli argomenti di confronto sono stati l’ordine delle opere, la profondità delle vetrine e l’illuminazione. E’ stata ben accolta la possibilità di attivare dei cantieri didattici finalizzati al restauro di alcune opere selezionate per l’esposizione. Si sono poi susseguite in diverse sezioni tematiche dedicate ai numerosi progetti di ricerca attualmente in corso: i paramenti, la madreperla, le icone ma anche la collezione di oreficeria che sarà presto oggetto di un catalogo. Un «volume zero» accoglierà una selezione di oggetti principali appartenenti alla Collezione Archeologica e Storica della Custodia. I membri del Comitato hanno potuto inoltre valutare positivamente il prezioso lavoro di catalogazione e arricchimento del database effettuato dagli stagisti provenienti da differenti centri universitari, quali le Università degli Studi di Bari e di Verona e l’Ecole du Louvre.
In chiusura di questa sessione il Comitato ha visitato la sezione archeologica inaugurata recentemente presso il convento della Flagellazione. Un’opportunità per ammirare il lavoro compiuto e procedere in continuità con le altre sezioni museali.
Il Comitato Scientifico ha infine dichiarato che l’ultima sezione del Terra Sancta Museum dovrebbe essere aperta il 4 ottobre 2020, giorno della festa di San Francesco.