27 Gennaio 2025

Museo Terra Sancta: la vetrina dei Papi in Terra Santa 

di EMILIE REY & JEANNE AMIGUES

Quando il Papato suscita curiosità 

Questo legame, formalizzato nel 1342 dalla bolla pontificia Gratias Agimus di Clemente VI, affidò la custodia dei Luoghi Santi ai Francescani, incaricandoli della responsabilità spirituale e materiale di questi luoghi sacri. Tale decisione stabilì un legame indissolubile tra il papato e l’Ordine, poiché i Francescani divennero i rappresentanti diretti del papato in Terra Santa. Questa bolla sarà esposta, all’inizio del percorso museale, nella sala dedicata alla “Fondazione della Custodia di Terra Santa”.

Bolla Gratias Agimus di Clemente VI

Il Terra Sancta Museum Art & History offre un’immersione nella storia cristiana, una storia che trascende i confini del cristianesimo stesso, poiché il museo si propone di essere accessibile a tutti, compresi i credenti di altre religioni, grazie anche a specifici sforzi di mediazione. A tal proposito, il museo ha ospitato, a gennaio, il gruppo di seminario di Yisca Harani, docente, ricercatrice e guida israeliana specializzata in storia cristiana e pellegrinaggi. Nell’ambito di questo seminario intitolato “Finché non appare la fumata bianca”, i partecipanti hanno potuto scoprire luoghi emblematici della città santa, come la Via Dolorosa, il Santo Sepolcro o il Monte Sion. Il Terra Sancta Museum ha offerto loro uno sguardo privilegiato sulla ricca storia dei doni papali alla Terra Santa, presentando diversi di questi preziosi regali, testimoni viventi di una fede millenaria ancora oggi utilizzati durante le celebrazioni liturgiche.

Yisca Harani e il suo gruppo di seminario

Marie Vergnes, ricercatrice francese e dottore in storia dell’arte, ha dedicato la sua tesi al Santo Sepolcro, definendolo il “fulcro e cuore dei mondi”: in essa approfondisce gli usi, l’esposizione e la conservazione degli oggetti cattolici nella basilica a partire dal 1847. La ricercatrice evidenzia come: “La tradizione dei doni pontifici alla Terra Santa, radicata in una pietà secolare, riflette tanto l’impegno spirituale quanto quello diplomatico del papato”.

Un patrimonio prezioso in mostra al Museo Terra Sancta 

Questi doni, un tempo semplici testimonianze di fede, sono diventati oggi preziosi ricordi delle visite papali. Un momento cruciale si ebbe nel 1964 con papa Paolo VI (1963-1978), primo pontefice dopo Pietro a recarsi in Terra Santa. Il 4 gennaio 1964, egli giunse a Gerusalemme, entrando dalla porta di Damasco e celebrando la messa al Santo Sepolcro. Per l’occasione, furono utilizzati paramenti sacri appositamente confezionati e un calice in oro e avorio, ornato di lapislazzuli, offerti poi alla Basilica. Inoltre, un ramoscello d’olivo, donato dai malati di Roma, è anch’esso conservato nel convento di San Salvatore, tra gli altri doni.

Ramo d’ulivo d’oro offerto da Papa Paolo VI
Calice d’oro donato da Papa Paolo VI per la Basilica del Santo Sepolcro

Giovanni Paolo II, nel 2000, in occasione dell’anno giubilare, ha proseguito questa tradizione offrendo un calice e una patena. Benedetto XVI, durante il suo pellegrinaggio nel 2009, ha a sua volta offerto un calice e una patena in argento e oro destinati alla Città Santa. Infine, papa Francesco ha perpetuato questa usanza durante il suo viaggio in Terra Santa nel 2014.

Questi oggetti saranno presto esposti in una vetrina di 5 metri per 3, situata nella sala dei “Doni della penisola italiana”, uno spazio di 182 metri quadrati che costituisce il punto culminante del percorso museale.

Dal Concilio Vaticano II, le relazioni tra il Papato e la Terra Santa si sono evolute verso un maggiore dialogo e incontro con le altre comunità cristiane, in particolare quelle ortodosse, ma anche musulmane ed ebraiche. Come affermò papa Benedetto XVI: “La cultura è la via maestra per stabilire una relazione di comprensione reciproca e di fraternità”. Questa riflessione rivela l’importanza della cultura come ponte tra i popoli. Essa permette di superare le differenze e di favorire l’incontro basato sull’unicità dell’altro. 

Papa Paolo VI mentre celebra la messa nella Basilica della Natività a Betlemme
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