29 Luglio 2024

La storia della parrocchia di Gerusalemme negli occhi di un giovane frate arabo

di FRANCOIS-JOSEPH KLOS

Nell’ambito della sua tesi di baccalaureato in sacra teologia, Fra Noor Tamas, giovane francescano iracheno della Custodia di Terra Santa, ha approfondito la storia della parrocchia latina di Gerusalemme. Sottolinea l’apostolato pastorale dei frati nel corso dei secoli e come questo risuoni in lui. Ci spiega anche perché il Terra Sancta Museum sarà al servizio della comunità cristiana locale.

Fra Noor, come hai scelto di lavorare su questo tema e perché?

Ciò che mi ha ispirato a scrivere questa tesi sulla storia della parrocchia di Gerusalemme è stata la mia esperienza con la gente locale qua, visitando le case e andando dalle famiglie per dare la comunione ai malati. Volevo capire con chi sto, chi ho davanti a me e la loro storia. Cercare anche come la storia di una comunità di credenti ci può anche insegnare. Abbiamo le pietre vere dei Luoghi santi ma anche le pietre vive di terra santa.

Fra Noor Tamas nella chiesa di San Salvatore a Gerusalemme

Su quali documenti hai basato il tuo lavoro?

Ho consultato tanti documenti. Abbiamo dei documenti originali che si trovano nell’Archivio custodiale, dei fonti manoscritti ma anche diversi documenti storici come il registro delle famiglie della  parrocchia che sono in totale quattro libri. Abbiamo anche l’Archivio della parrocchia che ha dei libri più moderni, alcuni risalgono al 1850. C’è anche il primo registro dei sacramenti, un libro raro che testimonia delle prime conversioni e dei primi sacramenti. Ovviamente ho lavorato con l’opera monumentale di Golubovitch che racconta la storia della Custodia e le sue relazioni con la Propaganda Fide. I documenti erano scritti tra italiano, latino e arabo.

Tuo lavoro inizia con l’arrivo dei frati al Cenacolo ma quando è nata la parrocchia di Gerusalemme?

Velocemente ho provato di dare alcuni cenni storici del loro primo apostolato, un lavoro pastorale con i mercanti dell’occidente, i Veneziani ad esempio, che non avevano un clero stabile e legato a questa terra. La svolta è davvero la prima conversione latina registrata e l’arrivo a San Salvatore che sono quasi allo stesso periodo, attorno a 1555 e 1558. Ai miei occhi, la comunità latina inizia ben prima che venisse ufficialmente eretta.

Precisamente, la Sacra Congregazione per la Propagazione della Fede fu creata da Gregorio XV nel 1622 per sostenere l’opera missionaria della Chiesa. 

Si ma sono già passati più di 70 anni. Nel frattempo la Custodia ha stabilito una struttura parrocchiale embrionale abbastanza chiara. La Propaganda Fide formalizza il lavoro già avviato, è una riconoscenza ufficiale da parte della Santa Sede (nel 1628). I primi battesimi che ho trovato si svolgono attorno al 1617. Ma prima non c’era un registro, ma di sicuro c’erano già delle conversioni. È necessario anche sapere che i primi registri erano solo legati ai sacramenti iniziali.   

                                                                                                                                            

Vecchie foto della parrocchia e della Chiesa di San Salvatore

Chi sono stati i primi cristiani latini a Gerusalemme e qual è la chiave della sua espansione?

La maggior parte erano convertiti dalle altre chiese orientali oppure più avanti anche dei turchi e di tutti quelli che erano in questa zona. Per darvi un idea, nel 1664, le fonti contavano 68 fedeli. Le estensioni della chiesa ci danno anche le principali tendenze della fioritura della comunità. Il XIX secolo è una di queste. Nel 1885, viene inaugurata la nuova chiesa con nuovi spazi più. I fedeli hanno costruito questa parrocchia con le loro mani. La parrocchia fu non soltanto messa a disposizione dei latini ma di tutti i cristiani cattolici. Nei scritti troviamo tante lettere che testimoniano di queste relazioni tra il parroco latino – un francescano – e i fedeli delle Chiese copta cattolica, siro-cattolica ma anche armena-cattolica. Quando mancava il loro sacerdote, il parroco latino era responsabile di amministrare la comunità, i sacramenti, consegnare dei documenti ecc. 

Ti colpisce?

Si, queste relazioni dimostrano come i latini e i frati erano aperti ad altre Chiese. Spesso si sa che i francescani hanno aiutato i maroniti, ma trovo interessante scoprire altri rapporti con altre Chiese cattoliche orientali, fondate tra il XVII e il XIX secolo (Chiese copta cattolica, siro-cattolica, armena-cattolica). I francescani sono rimasti aperti a tutti quelli che erano nel bisogno anche i musulmani. Lo troviamo ancora oggi nelle opere francescane, le scuole ad esempio, non c’è mai una distinzione tra cristiani e musulmani. A volta, la maggior parte dei studenti e dei professori sono musulmani oppure anche sono ebrei come al Magnificat, il conservatorio di musica. Per me è l’identità di una vera chiesa in missione che abbraccia tutti, che accoglie tutti, che cammina con tutti per dare l’annuncio del Vangelo come lo dice il Vaticano secondo. 

 Sei un giovane frate arabo, proveniente dall’Iraq, come queste scoperte storiche alimentano la tua vocazione?

Un punto essenziale per me è l’influenza dei francescani. Sono i padri del cattolicesimo latino nel medio oriente e sappiamo che hanno aperto presto delle scuole di alto livello anche una tipografia francescana che ha stampato i primi libri in arabo (libri per l’alfabetizzazione, il catechismo, le lingue). Questi libri andavano oltre Gerusalemme in tutta la regione. Con questi manuali i frati missionari imparavano anche l’arabo per partire in missione nel Libano, in Siria, nell’Armenia minore ecc. Per me le prime vocazioni arabi della Custodia nel 1850 sono il frutto di questa influenza. I frati hanno portato ciò che era positivo della cultura occidentale per dare ancora più spessore alla cultura cristiana orientale. E non si tratta solo di cultura o di educazione. I francescani  hanno cercato di dare il migliore che poteva essere per i cristiani locali e non si tratta di sopravvivenza ma di un miglioramento della qualità della loro vita. È così che il numero dei cristiani si aumentasse.

Lampada offerta dalla parrocchia latina di Gerusalemme alla Custodia di Terra Santa nel 1965

Si sottolinea spesso che i francescani sono i custodi dei Luoghi santi.

Ai miei occhi è importante non slegare mai la parrocchia dei francescani o la storia della comunità locale dei francescani perché sempre hanno camminato insieme mai si sono separati anche se all’inizio sembrava che i francescani fossero venuti soltanto per i Luoghi santi. Quando vedo un fedele latino la domenica alla messa vedo il frutto di ciò che hanno seminato i frati 4 secoli fa. Il loro coinvolgimento nelle parrocchie e nelle scuole ha aperto un nuovo orizzonte e cambiato la loro storia. Senza il contatto con la gente locale tu rimani a servire pietre che raccontano il vangelo ma comunque sono pietre. Sono le anime che devono essere evangelizzate.

Cosa ne pensi del progetto del Terra Sancta Museum?

Nei ultimi anni, attraverso il Terra Santa Museum, la Custodia ha cercato di mettere in evidenza il patrimonio della comunità locale facendolo come un punto di riferimento per capire la storia di questa gente. È molto apprezzabile che i cristiani riescono a vedere le tracce dei loro antenati. Quando uno capisce il suo origine si fissa più in quella terra, è proprio questo che aiuterà i cristiani a comprendere la loro missione oggi. Quando posso capire come i miei nonni hanno vissuto la persecuzione, la peste, le guerre con i francescani, cioè la Chiesa, allora come cristiano di Gerusalemme continuo a vivere con la mia chiesa in questa terra pur essendo tutti i problemi che conosciamo. Mi ricordo aver letto che nei secoli scorsi quando succedeva qualsiasi attacco a Gerusalemme tutti i cristiani si rifugiavano nel convento. Rimanevano per due, tre, quattro giorni mangiando e bevendo con i frati. Questo ti mostra come San Salvatore fu un convento madre, una madre per tutta la chiesa locale. A volta, oggi vediamo San Salvatore nella sua immensa gloria come campanile come struttura ma la gloria di San Salvatore è che è stata una madre per i suoi figli. Il museo deve trasmettere questa storia e allora con l’aiuto della Chiesa e con l’aiuto di Dio continueremmo insieme a testimoniare sempre il Cristo Risorto.

Fra Noor Tamas e Fra Narcyz Klimas archivista della Custodia di Terra Santa

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