Gli ossuari, testimoni archeologici della prima comunità cristian
Cosa sono gli ossuari? Cosa ci dicono sulla storia della prima comunità cristiana e le loro pratiche funerarie? Margherita Capuani, giovane archeologa, volontaria al Museo Terra Sancta – Archaeology, ci fa capire l’importanza di questi oggetti.
Le SBF Archaeological Collections del Terra Sancta Museum – Archaeology conservano una vasta e preziosa collezione di ossuari risalenti all’epoca erodiana (metà I secolo a.C.-I secolo d.C.). Gli ossuari sono casse di pietra locale destinate a contenere le ossa di uno o più defunti e, generalmente, la loro lunghezza massima corrisponde a quella dell’osso più lungo dello scheletro, ovvero il femore.
Tali casse sono tipiche della regione di Iudaea-Palaestina e la loro peculiarità sta nel fatto che si tratta di una seconda deposizione: la tradizione funeraria ebraica di quel tempo infatti prevedeva che inizialmente il corpo del defunto fosse lavato, unto e avvolto in un sudario per poi essere adagiato nella propria tomba e, dopo qualche tempo, i resti venissero raccolti e deposti nell’ossuario, collocato in una vera e propria camera funeraria o in un vano a parte della tomba.
LA NECROPOLI DEL DOMINUS FLEVIT
Gran parte degli ossuari esposti nel Terra Sancta Museum – Archaeology provengono dalla necropoli romana del Dominus Flevit (sul Monte degli Ulivi) e furono riportati alla luce nel corso degli anni ’50 del secolo scorso durante gli scavi archeologici condotti dal francescano Bellarmino Bagatti (1905-1990).
Alcuni degli ossuari sono ricoperti con una pittura, di solito di colore giallo o rosso, e presentano ricche decorazioni incise con motivi vegetali (rosette, acanti, palmette) e motivi geometrici (elementi architettonici). Tra questi esemplari se ne trovano tre caratteristici, esposti nelle sale del Dominus Flevit e della Vita quotidiana al tempo di Gesù.
TRE ESEMPI ECCEZIONALI
Il primo fu trovato con ossa al suo interno (oggi conservate a parte) ed è abbellito da una coppia di rosette a sei petali separate da un’ampia colonna su piedistallo e capitello con fregio a svastiche (elemento ricorrente nelle architetture di epoca erodiana) e volute ioniche; appena
sopra la rosetta di sinistra, sono stati incisi ben quattro nomi di defunti in greco, Zaccaria, Marianna, Lazzaro, Simone, quest’ultimo ripetuto anche in ebraico.
Il secondo ossuario è ornato con due fioroni a otto petali, separati al centro da una piccola palma, incorniciati da un’ampia fascia con motivo a diamanti; il coperchio ha la forma di un tetto a doppio spiovente, decorato da quattro rosette, di sei petali ciascuna, incluse in un cerchio.
Il terzo ossuario ha la superficie completamente ricoperta di pittura rossa ed è ornato su un lato lungo e su un lato corto: sul lato lungo, si trovano due rosette a sei petali racchiuse all’interno di tre cerchi concentrici, e separate tra loro da una linea a zig-zag; sul fianco compare la stessa decorazione, ma con proporzioni più piccole.
DIETRO L’ISCRIZIONE DEI NOMI DEI DEFUNTI
Il museo conserva anche ossuari esteticamente più semplici e spogli, ma che rappresentano importanti fonti archeologiche in quanto recano iscrizioni, incise o tracciate a carboncino, in lingua greca, ebraica, aramaica. Si tratta dei nomi dei defunti che forniscono interessanti informazioni riguardo la popolazione di Gerusalemme nel passato. A questa tipologia appartiene un ossuario, esposto nella sala della Vita quotidiana al tempo di Gesù: non presenta decorazioni, ma la sua unicità risiede nel fatto che su un lato lungo e su un lato corto è ripetuto per quattro volte il nome di Ismaele, in greco e in ebraico: in qualunque direzione l’ossuario fosse stato collocato, Ismaele stesso o un suo parente si era assicurato che il suo nome sarebbe stato leggibile.
Sono leggibili anche molti nomi menzionati nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli, quali Gesù, Maria, Marta, Zaccaria, Simone, Giuda, che sembrerebbero riconducibili a quella che i padri Bagatti e Milik hanno identificato come la prima comunità “giudaico-cristiana”.