Multimedia: da Venezia a Gerusalemme nel XV secolo in 4 minuti!
Trasmettere in 4 minuti l’epopea umana e spirituale che ha rappresentato il pellegrinaggio a Gerusalemme nel XV secolo. È questa la sfida che si è posto il Terra Sancta Museum, con l’obiettivo di collegare i pellegrini di ieri e di oggi, mostrando al contempo la missione di accoglienza dei frati. Seguiteci dietro le quinte della realizzazione di un progetto multimediale, atto II.
Nel nostro precedente articolo, ci siamo salutati alla Bibliothèque Nationale de France a Parigi. Eravamo in compagnia di Béatrix Saule, presidente del Comitato Scientifico del Terra Sancta Museum, che era riuscita a procurare le immagini ad alta definizione delle splendide incisioni a colori del pittore olandese Reuwich, pubblicate nel 1486 nel resoconto di viaggio di Breydenbach.
Ritornando per un attimo all’allestimento del museo, la Conservatrice generale onoraria del Castello di Versailles spiega: “Ci siamo dovuti adattare a uno spazio molto ristretto in cui il visitatore non può sedersi. Il multimedia doveva essere breve e parlare al maggior numero di persone possibile, quindi abbiamo scelto di non utilizzare una voce fuori campo”. Arianna Zovadelli, a nome del talentuoso team italiano di Studio Base 2 – a cui è stata affidata la realizzazione del progetto – conferma: “Abbiamo dovuto contare esclusivamente sulla forza delle immagini, pur trattandosi di un argomento complesso”. Il team conosceva già il Terra Sancta Museum, avendo lavorato con Gabriele Allevi, coordinatore multimediale, all’interno del museo archeologico. “Abbiamo già realizzato un filmato multimediale sugli scavi archeologici e sui grandi archeologi francescani, oltre a contenuti didattici per le scolaresche sulla storia di Gesù”, racconta Arianna, Responsabile Design e Produzione di Studio Base 2.
Gioco d’ombre cinesi
Arianna ricorda il suo primo incontro con il Comitato Scientifico: “Insieme a Gabriele Allevi stavamo cercando di raccontare la storia dei pellegrini. Poi Béatrix Saule ci ha mostrato le incisioni di Breydenbach. Ne fummo subito conquistati. Era impossibile alterare delle opere così eccezionali. Erano quasi autosufficienti!” Ma allora come si fa a fargli raccontare una storia, quella di un pellegrino del XV secolo?
In un altro museo in Italia, lo Studio Base 2 aveva già affrontato una sfida simile. La loro proposta, ispirata al teatro delle ombre risalente all’antichità cinese, ha riscosso un grande successo. Il teatro delle ombre consiste nel proiettare su uno schermo figure prodotte da sagome ritagliate che si interpongono nel fascio di luce che illumina lo schermo. “È di impatto ma non oscura lo sfondo, il contrasto tra le incisioni colorate e le ombre cinesi funziona a meraviglia”, si rallegra Arianna. E Béatrix Saule aggiunge: “Abbiamo pensato che il processo fosse estremamente interessante perché evitava di essere troppo pittoresco. Non si vedevano i volti delle persone, ma l’ombra cinese evidenziava l’azione e i gesti. La narrazione del multimedia passa quindi attraverso quest’ombra”.
Dallo storyboard alle riprese
Una volta determinato il concetto grafico, si poteva iniziare a lavorare sulla creazione dello story-board. Questa fase definisce tutte le inquadrature che andranno a comporre il multimedia, sia dal punto di vista tecnico (composizione, movimenti) che artistico (scenografie, musiche ed effetti sonori). Videoconferenze e incontri a Crema, città dove ha sede Studio Base 2, hanno scandito questi due anni di collaborazione.” È stato un processo molto lungo, con un sacco di tira e molla. Abbiamo chiarito, modificato e rielaborato ogni scena. Quattro minuti possono sembrare niente, ma tutto è stato esaminato con estrema precisione, fino al ritmo delle sagome, allo scorrimento delle incisioni e alla corrispondenza dei gesti”, ci tiene a sottolineare Béatrix Saule. Spiega Arianna: “Le ombre descrivono un pellegrino che parte da Venezia e arriva in Terra Santa. Sale su una nave e al suo arrivo fa vari incontri. Lavorando a stretto contatto con il team del museo, abbiamo dovuto specificare da che parte avrebbe dovuto camminare il pellegrino, come avrebbe dovuto essere benedetto, quale cappello e quali vestiti avrebbe dovuto indossare, ecc. Anche se si tratta di ombre, nulla è stato lasciato al caso; tutto è stato studiato per l’accuratezza storica.”
Le riprese sono state poi effettuate su “green screen”. La tecnica è molto nota: si tratta di un fondale in tessuto verde che permette di isolare il soggetto principale dell’immagine per collocarlo su un altro sfondo in fase di post-produzione. “Quando è arrivato il grande giorno, abbiamo fatto venire gli attori, portare gli oggetti e trovato i costumi più realistici possibili… I francescani ci hanno persino prestato una tunica per simulare il Custode che accoglie il pellegrino a Jaffa o mentre gli lava i piedi al Cenacolo!”, racconta divertita Arianna.
Tecnica e musica per un’esperienza immersiva
Una volta terminate le riprese, c’era ancora da lavorare sull’effetto immersivo desiderato dal team del museo. “Le ombre cinesi danno movimento, ma non era sufficiente, quindi abbiamo usato una tecnica di parallasse”. In concreto, si tratta di spostare diverse parti del set in due dimensioni. “Abbiamo tagliato tutti i panorami di Breydenbach, avvicinando alcune parti e allontanandone altre sullo sfondo. C’è stato un lavoro enorme per far sì che queste incisioni prendessero vita e per evidenziare gli elementi desiderati”, rivela Arianna.
E aggiunge: “Abbiamo lavorato molto anche sul suono perché, su richiesta del Terra Sancta Museum, il multimedia doveva immergere il visitatore in un’esperienza emotiva. Per questo, abbiamo collaborato con un compositore, Michele Lombardi. Ha condotto uno studio sulla musica del XV secolo e ha creato un paesaggio sonoro originale per portarci in un mondo che non è il nostro. È una musica molto espressiva, con accenti particolari: ad esempio, l’attacco dei pirati in mare aperto è accompagnato da tamburi che arrivano da lontano e poi si avvicinano!”
E poiché la musica doveva “adattarsi all’argomento” – per riprendere le parole di Béatrix Saule – il team del museo, nel suo zelo, ha insistito affinché il multimedia includesse veri canti registrati a Gerusalemme da veri frati! Alcuni studenti del seminario internazionale della Custodia di Terra Santa hanno quindi preso il microfono e hanno registrato a turno il Veni Creator, le Litanie dei Santi in latino, il Te Deum e anche l’Aurora cælum purpurat. “Vogliamo che i pellegrini di oggi si approprino di questo multimedia, in modo da prendere coscienza di questa lunga catena di pellegrinaggi da ieri a oggi. Così, alla fine del multimedia, quando si narra della partecipazione del nostro “eroe” alla processione del Santo Sepolcro, il visitatore sentirà l’Aurora cælum purpurat, lo stesso canto che i frati cantano da 800 anni.”
Questo articolo è stato tradotto in italiano da Maryam Boloyan.