Accoglienza con stile: una nuova opera all’ingresso della Custodia
Nell’estate del 2022 l’ingresso della Custodia di Terra Santa si arricchisce di un nuovo arredo. Disegnata da un artista spagnolo, l’opera ha preso forma nella famosa bottega dei ceramisti armeni George e Dorin Sandrouni. Siamo andati a conoscerli.
Una tavolozza di colori risveglia l’ingresso della Custodia di Terra Santa, situato presso la Porta Nuova. Sulla facciata un tempo quasi bianca ora si vedono luminose piastrelle di ceramica. Una grande croce centrale sostituisce la precedente, incorniciata tra lo stemma della Custodia, a destra, e le cinque piaghe di Cristo, a sinistra, da cui san Francesco sarà segnato ricevendo le stimmate. Un altro pannello raffigurante Sant’Antonio da Padova e San Francesco adornerà presto l’altro lato della facciata.
All’origine di questo bel progetto c’è fra Carlos Thomas, che ha riunito i diversi protagonisti dell’opera: «Volevamo ripulire l’ingresso e abbellirlo con piccoli dettagli. Ho parlato con un artista e architetto spagnolo, ex postulante, che mi ha proposto questi due disegni».
Vincente A. de Lastra Barrios, autore dei bozzetti, ha optato per un approccio in cui gli elementi decorativi mettano in risalto la natura della Custodia di ponte tra Oriente e Occidente. Così i motivi geometrici gotici si combinano con ornamenti vegetali che ricordano i mosaici bizantini.
«Sul lato interno della porta, i frati ei visitatori lasceranno il convento sotto lo sguardo e la benedizione di sant’Antonio, patrono e protettore della Custodia, e di san Francesco, fondatore dell’Ordine. Sulla facciata esterna, [tutti] saranno accolti dalla croce di Gerusalemme, simbolo della Terra Santa. Essa è circondata dalla scritta “Benedicat tibi Dominus, et custodiat te” (il Signore ti benedica e ti custodisca), le prime parole dell’affettuosa benedizione di san Francesco a frate Léon» ha spiegato l’artista a fra Carlos.
Il cordone francescano percorre ogni piastrella per ricordare i voti di povertà, obbedienza e castità. Sul pannello interno comparirà l’antifona ‘Super muros (Hierusalem), constituit Custos’ (Sulle tue mura (Gerusalemme) ho posto sentinelle) (Isaia, 40, 66), in omaggio ai frati, guardiani dei Luoghi Santi sin dal 1342. Un simbolismo unico, soprattutto perché la ceramica sarà collocata proprio accanto ai bastioni della Città Vecchia di Gerusalemme.
La scelta dell’artigiano è ricaduta su George Sandrouni, ceramista armeno che dal 1983 lavora nel laboratorio molto vicino al convento. In accordo con la duplice missione e presenza della Custodia, sia locale che universale, fr. Carlos ha insistito per collaborare con un artista locale. «Come francescani, siamo legati a tutti. La scelta della ceramica armena è interessante perché i francescani furono presenti in Armenia fino al genocidio del 1914. Si è trattato di una vera sfida per George perché rappresenta uno stile molto diverso dal suo solito lavoro». Lo conferma anche il ceramista: «Il disegno nasce da un artista di cultura totalmente diversa: dovevamo interpretarlo in chiave mediorientale, trovando un compromesso».
Un’altra difficoltà: il lavoro commissionato è gigantesco e il laboratorio Sandrouni è… molto piccolo. «Io stesso faccio fatica a credere che un pezzo così grande possa essere uscito da un laboratorio così piccolo! Non mi aspettavo che questo lavoro fosse così imponente», continua George.
E se «la presenza dei cristiani deve farsi sentire di più dalle nostre azioni, credo che l’arte ci ricordi che Dio è bello. L’arte può permetterci di incontrarci anche se non professiamo la medesima religione».
Per George Sandrouni, la realizzazione di quest’opera è stata davvero un atto di fede: «Questo tipo di incarico non è semplice lavoro ma piuttosto l’unione tra fede, preghiera (ascoltiamo canti religiosi mentre lavoriamo) e lavoro. È veramente appagante vedere concretamente la vita quotidiana al servizio di ciò in cui crediamo».
Se da un lato la Custodia ha potuto ricevere molte opere nel corso dei secoli, tra le quali le più significative saranno esposte nel Terra Sancta Museum, dall’altro è anche committente, incoraggiando gli artisti locali. «Siamo gli eredi di questa tradizione – conclude fra Carlos – cerchiamo di fare di questi luoghi uno spazio dove è bello vivere insieme. Questa ceramica rappresenta qualcosa di nuovo e al contempo di radicato in molte tradizioni. E sappiamo che non sarà l’ultimo lavoro di questo genere».
(Traduzione dal francese a cura di Aniello Cozza)